REDAZIONE PRATO

Lavoro e immigrati, dibattito aperto: "I cinesi sono parte della città"

Oltre 60 persone al primo incontro promosso dalla Diocesi sui temi dello sfruttamento e dell’integrazione . Presenti anche i Sudd Cobas. Tra le proposte emerse: trovare nuove strade per l’integrazione linguistica.

Un momento della prima serata organizzata dalla Diocesi sui temi del lavoro

Un momento della prima serata organizzata dalla Diocesi sui temi del lavoro

La Diocesi è riuscita a unire le diverse anime della città. Gli organizzatori erano stati prudenti e nella sala avevano sistemato solo una ventina di sedie. Alla fine sono state oltre sessanta le persone che la sera dopo l’Epifania hanno scelto di partecipare all’incontro su lavoro e immigrazione. Quello andato in scena martedì 7 gennaio al circolo Acli Giorgio La Pira è stato il primo dei cinque appuntamenti che la Pastorale sociale ha proposto alla città per condividere insieme analisi, idee e proposte con l’obiettivo di creare una nuova cultura del lavoro. Presenti laici impegnati nell’associazionismo cattolico, cittadini, rappresentanti delle istituzioni e sindacalisti. Tra questi ultimi anche Luca Toscano del Sudd Cobas e Marco Bucci della Cisl, mentre tra i politici hanno partecipato l’assessora comunale Benedetta Squittieri, il consigliere regionale Marco Martini, il presidente del Consiglio comunale Lorenzo Tinagli e il consigliere comunale Simone Mangani.

La volontà del vescovo Giovanni Nerbini e della Chiesa pratese è quella di dare una risposta unitaria e concreta dopo gli episodi di sfruttamento nei confronti degli operai stranieri nel distretto tessile, sul versante della dignità del lavoro, mentre il tragico incidente avvenuto allo stabilimento Eni di Calenzano ha messo ancora una volta in luce il bisogno di lavorare sul tema della sicurezza.

Per dar modo ai tanti presenti di poter intervenire per rappresentare il proprio punto di vista, si è seguito il modello di confronto sperimentato alla Settimana sociale di Trieste, con l’assemblea suddivisa in dieci piccoli gruppi di lavoro formati da sei persone. Quanto emerso dalle discussioni è stato portato all’attenzione di tutti da un portavoce. Tratto comune è stata la considerazione che "l’immigrazione è certamente preziosa", perché "multiculturalità e natalità" stanno contribuendo a far crescere in positivo la città di Prato. Allo stesso tempo questa forte presenza straniera, ormai quarantennale sul territorio cittadino, ha portato con sé criticità che la comunità pratese non è riuscita a cogliere, "l’atteggiamento – è stato sottolineato – è stato quello di intendere la realtà cinese, non solo quella imprenditoriale, come altro rispetto alla città e al suo distretto. Invece non è un mondo a parte". In questo senso una proposta è stata quella di approfondire meglio e in modo condiviso il fenomeno dell’immigrazione cinese a Prato.

Favorire nuovi processi di integrazione e inclusione è considerato un obiettivo necessario e comune, ma per ottenere questo risultato occorre "rafforzare gli interventi sulla legalità", coinvolgendo direttamente gli imprenditori cinesi. I presenti hanno convenuto che i lavoratori stranieri devono essere intesi per prima cosa come "lavoratori" e non essere qualificati in prima istanza come "stranieri", perché la loro condizione "coinvolge tutti noi". Tra le proposte, quella di trovare nuove strade per l’integrazione linguistica, a partire dalla scuola, che possa permettere ai lavoratori di "sapere" e "conoscere i propri diritti".

"Siamo certamente soddisfatti per la partecipazione – commenta Fulvio Barni, direttore dell’ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro –, all’incontro erano presenti amministratori, sindacalisti, lavoratori, abbiamo cercato di parlare insieme, di capire, di trovare punti comuni di impegno, ognuno nel proprio ambito. Crediamo che questa possa essere la strada giusta da percorrere per imprimere un cambiamento positivo in città sul tema del lavoro".