MIAOMIAO HUANG
Cronaca

Le erboristerie prese d’assalto dai cinesi "Piante e radici per allontanare l’influenza"

Un business importante e una tradizione medica diversa dalla nostra. "Ma non siamo sprovveduti: sappiamo che il Covid non si cura così"

La campagna vaccinale in Cina

di Miaomiao Huang

Davanti alla piccola erboristeria nel cuore di Chintown c’è sempre un capannello. Anziani, soprattutto donne, tante madri. Gruppetti di persone ordinatamente in fila che attendono il loro turno per comprare infusi, composti a base di erbe e preparati depurativi. Nei discorsi tra coloro che si radunano in questa lingua d’asfalto che spacca in due via Pistoiese e via Filzi, a tenere banco – e non potrebbe essere altrimenti – è la questione relativa al sequestro di presunti medicinali per curare il Covid-19, avvenuta per mano dei carabinieri la scorsa settimana. "Inutile girarci intorno – racconta la proprietaria, che preferisce mantenere l’anonimato vista la delicatezza del tema – un po’ di preoccupazione c’è. Noi siamo un’erboristeria certificata e non vendiamo assolutamente nessun medicinale per la cura del Coronavirus. La preoccupazione è che come sempre venga utilizzata una vicenda poco chiara per screditare tutto un comparto che a Prato lavora onestamente e in modo serio". Già, perché quello delle decine di erboristerie cinesi in città è un business non da poco. E oltre alla questione strettamente legata agli affari, certamente rilevante, l’arcipelago di queste piccole imprese, spesso a conduzione familiare, rappresenta uno dei pilastri su cui si basano parte degli usi e costumi orientali. Pratiche e tradizioni che affondano le proprie radici nel solco di una cultura millenaria, che tra i concetti principali alla base del suo fare medicina ha sempre messo al centro l’idea di prevenzione prima di quella della cura. Il rifiuto delle terapie finalizzate alla cancellazione dei sintomi e lo sviluppo invece di quelle orientate a ripristinare l’equilibrio funzionale. Il modello mentale su cui si basa la medicina tradizionale cinese è dunque molto diverso da quello della medicina occidentale. "Ed è per questo – spiega ancora la proprietaria dell’erboristeria – che nel periodo della pandemia la stragrande maggioranza dei cinesi sta prendendo d’assalto le erboristerie per comprare preparati a base di erbe contro i sintomi influenzali o il raffreddore. Su tutte una radice che in cinese si chiama huanqqi, usata per le sue straordinarie proprietà naturali, capace di rafforzare i meccanismi di difesa dell’organismo nei confronti dei virus che causano i classici malanni stagionali. Ma sia chiaro: non sono medicinali capaci di curare il Covid-19". E anche la comunità cinese, come il resto dei pratesi, aspetta con ansia il vaccino per fare un primo grande passo fuori da questo incubo. "E non potrebbe essere altrimenti", dice con nettezza Lin, ortopedico residente a Prato da oltre trent’anni.

"Avere concezioni diverse sulla medicina non fa dei cinesi delle persone sprovvedute che si imbottiscono di presunti medicinali capaci di curare il Coronavirus. Certo – continua Lin – Noi cinesi abbiamo un approccio che mette al centro gli strumenti per provare a prevenire le patologie. Facciamo un utilizzo molto scrupoloso di erbe e rimedi naturali, siamo molto attenti all’alimentazione, cerchiamo di evitare composti chimici quando è possibile. Ma sicuramente non sostituiamo i nostri metodi alla medicina occidentale. E nella comunità tutti attendono il proprio turno per la vaccinazione, che sono sicuro riscuoterà un gran successo".