L’Estro armonico di Alberto Bologni, prestigioso violinista pratese, che si è formato sotto la guida di Ferdinando Moradei, maestro mentore di uno stuolo di violinisti allievi della scuola Verdi. Bologni, che ben ricordiamo come primo violino solista fin dalla nascita della nostra Camerata dal 1998 al 2008, è oggi titolare della cattedra di violino al Boccherini di Lucca e collaboratore di università statunitensi e inglesi. Si è diplomato al Cherubini di Firenze, ottenendo poi il diploma di solista al conservatorio di Rotterdam (ha fruito della prestigiosa formazione di Sandro Materassi e di scuole europee). Ha l’onore di suonare un Santo Serafino del 1734. Oggi sospende per poco l’archetto del suo strumento e si dedica a scrivere una novità editoriale, una monografia su quel compositore che chissà quante volte Bologni ha eseguito: Antonio Vivaldi, il "prete dai capelli rossi", un vero visionario e rivoluzionario che combina fantasia (l’estro) e disciplina (l’armonia) nella Venezia musicale fra Seicento e Settecento. Il volume dal titolo Vivaldi: Le quattro stagioni (casa editrice Carocci) non è solo un compendio di musicologia e, seppure la pubblicazione sia ricca di esemplificazioni rivolte a chi sia esperto di musica, il perno dell’indagine poggia sul contesto storico, sull’ambiente culturale di Venezia, capitale della musica nell’Europa in quei due secoli gloriosi. L’autore, in una sintassi comprensibile e approfondita, sembra volerci dimostrare come il linguaggio di questa musica abbia radici nel trapasso epocale: Venezia senza cinta muraria né bastioni, Venezia città dei "piaseri", il Carnevale ambizione della Serenissima, Venezia devota e libertina con migliaia di locande e alberghi a disposizione dei turisti richiamati dall’opera lirica (Vivaldi ne scrisse 46); la suggestione delle bambine orfane accolte nell’Ospitale - Conservatorio, ragazze destinate a diventare "figlie di choro" (... e non solo!).
Insieme a l’Estro armonico, Vivaldi scrive la raccolta de Il Cimento dell’armonia e dell’inventione, la raccolta di dodici concerti tra cui le famose Quattro stagioni (1725): "Giunt’è la Primavera" - "Sotto dura stagion dal sole accesa" - "Celebra il Vilanel con balli e canti" - "Agghiacciato tremar tra nevi algenti". E’ l’incipit delle stagioni di cui Bologni approfondisce il senso di quell’"inventione", ovvero la novità di quattro sonetti-didascalie non cantate, che fungono da scaletta, stimolo sonoro di immagini e suggerimenti, mettendo in luce gli elementi di novità di scrittura (l’armonia). "Questo famosissimo Suonator di violino, quest’uomo celebre per le sue suonate, specialmente per quelle intitolate le Quattro Stagioni", di lui scrisse Carlo Goldoni.
Goffredo Gori