REDAZIONE PRATO

L’esplosione al deposito carburanti. Manutenzione straordinaria in corso vicino alla pensilina dello scoppio

Sono state disposte perquisizioni nelle sedi di Eni a Calenzano, Sergen e Bt, mentre il sito di Calenzano è sotto sequestro. Gli investigatori a caccia della causa dell’innesco: è stato escluso il sabotaggio.

L’esplosione al deposito carburanti. Manutenzione straordinaria in corso vicino alla pensilina dello scoppio

Una drammatica immagine di lunedì mattina, subito dopo l’esplosione al sito di Eni: immediati i soccorsi foto Germogli

La Procura di Prato sta lavorando alacremente intorno alla tragedia che si è consumata lunedì alle 10 e 22 minuti e 18 secondi al deposito di carburanti di Eni, a Calenzano. Un boato, le fiamme e cinque vite spezzate in un inferno di fuoco, fumo nero e macerie. Indagini diffici e delicate, coordinate dal procuratore capo Luca Tescaroli che ha delegato ai carabinieri del comando provinciale di Firenze l’esecuzione delle prime perquisizioni negli uffici di Eni a Calenzano e in altre sedi d’Italia, e della Sergen srl, la ditta di Potenza per cui lavoravano due delle vittime e alcuni feriti. Ditta che al momento dell’esplosione stava lavorando alla manutenzione straordinaria di una pensilina, "linea di benzina", dismessa da tempo. Un decreto di perquisizione è scattato anche per la Bt di Roma, azienda per cui lavorava uno degli autotrasportatori rimasto ucciso, Vincenzo Martinelli.

Sono diversi i punti sui quali l’indagine per la quale sono stati ingaggiati quattro tecnici, tra cui due esperti di esplosivi, già consulenti per la strage di Capaci, è chiamata a fare luce. Dai primi rilievi tecnici disposti dalla procura nel deposito Eni, non è stato trovato esplosivo: è stato escluso che lo scoppio sia da attribuire ad un possibile sabotaggio. Ed è la procura a confermare di aver aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro. Al momento non ci sarebbero iscritti al registro degli indagati, anche se non è escluso che vi sia qualche provvedimento in tal senso dal momento che sono già iniziate le autopsie sui resti delle vittime.

A proposito, il procuratore Tescaroli ha nominato tre medici legali, affiancati da un esperto genetista per lo studio del dna e da un antropologo forense.

Secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni al deposito Eni era in corso una manutenzione straordinaria, necessaria su apparati che ne avrebbero necessitato da anni. Dalle prime ricostruzioni trapela che al momento della deflagrazione erano in corso operazioni di manutenzione straordinaria nei pressi dell’area di carico del carburante, mentre in quattro corsie, dalla 3 alla 6, vi erano altrettante autocisterne in carica. Secondo una prima ricostruzione, sarebbe avvenuta una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico "in qualche modo dovuto alla a inosservanza delle rigide procedure previste". "Le conseguenze di tale scellerata condotta - è l’ipotesi della Procura - non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco". La procura ha posto sotto sequestro il sito di via Erbosa. Eni, si apprende da fonte inquirente, ha chiesto di intervenire per smaltire acque potenzialmente inquinanti. Il primo allarme, come rilevato dal sistema telematico di gestione del deposito, risulterebbe alle ore 10, 21 minuti e 30 secondi: un autotrasportatore ha azionato il comando di stop a segnalare un’anomalia per poi fuggire, sebbene sia rimasto seriamente ferito. La Procura è a caccia dell’innesco e sta valutando varie ipotesi. Infine, un altro fronte sotto la lente della Procura è quello della responsabilità degli enti oltre che delle persone fisiche.

Sa.Be.