
Paolo Biti
Prato, 12 luglio 2016 - Molte ciminiere già svettavano verso il cielo e Prato contava circa cinquantamila abitanti. Ersilia Zingoni in Biti comincia nel 1910 la sua avventura commerciale in via Guizzelmi, a due passi dal Duomo e, sempre nella stessa via, il nome Biti è continuato inossidabile nelle mani della stessa famiglia. Compirà novanta anni a febbraio del prossimo anno, ma Paolo Biti da quando nel 1951 assieme al fratello Mario realizzò il nuovo negozio, non si è più mosso da quel bancone. Dal ’99 a dividere le sue fatiche anche il nipote Massimiliano. Verve e orgoglio di pratese, Paolo Biti racconta di un’antenata piena di energia che riforniva anche la contessa Leonetti quando in carrozza scendeva dalla villa di Santa Lucia.
«Negli anni Venti fu mio padre Gino che prese in mano le redini del negozio offrendo prodotti per una clientela maschile - ricorda Paolo Biti - accanto alle stoffe prodotte dal Fabbricone, arrivarono in negozio quelle dei grandi marchi da Biella come Cerutti, e poi, Zegna e Marzotto, oltre alle ricercate stoffe inglesi. Nei tempi d’autarchia, restarono solo le grandi marche italiane, perché le lane dovevano essere di stampo nazionale. Dopo la seconda guerra mondiale toccò a mio fratello e a me, concluso gli studi, a subentrare nel negozio. C’era una gran voglia di ripresa e il negozio diventò il punto di riferimento della Prato più elegante. Uomini che guardavano alla qualità».
Fu nel 1951 che il negozio Biti si spostò dove ancora continua la sua attività n el settecentesco palazzo Rocchi. Fu il primo negozio realizzato a Prato da due architetti: Danilo Santi e Leonardo Savioli che con questo progetto approdarono sulle pagine all’allora prestigiosa rivista «Architetti» attorno alla quale si raccoglievano i nomi dei già famosi Italo Gamberini e Pier Luigi Spadolini. Biti mostra con fierezza gli scaffali in noce, i due pannelli decorativi astratti. S oluzioni rivoluzionare secondo lo stile sobrio e funzionale dei due architetti che a Prato collaborarono a progetti per ville e appartamenti. Anni preziosi per Biti che con le stoffe di qualità e i golf di cachemire conquista imprenditori e professionisti pratesi.
«I nomi più in vista venivano qui. Donatello Mennini, Faliero Sarti, i fratelli Franchi, Albo Albini, Sandro Pitigliani, con amicizi a – sottolinea Biti – venivano anche il pittore Rinando Frank Burattin e lo scrittore Armando Meoni». E per questa lunga storia di stile ed eleganza che domani Biti sarà protagonista dell’iniziativa promossa da La Nazione e Confcommercio in collaborazione con Chianti Banca e Comune di Prato nel raccontare, attraverso un’immagine-cartolina, una delle attività commerciali che ha fatto la storia di Prato.
I lettori che avessero perso le uscite delle cartoline, possono chiederle telefonando allo 0574 612411 o scrivendo a [email protected]. Eleganza sobria e raffinata di chi ci ha sempre creduto, a dispetto delle mode più effimere. «Negli anni ’60 rimasi solo a gestire il negozio mentre mio fratello avviò una filatura di cui ero compartecipe. Alla vendita di stoffe e golf, aggiunsi gli abiti confezionati, le cravatte, gli impermeabili. Sempre di grande marche - precisa Biti - sa che fino alla sua morte, quattordici anni fa, il principe Claus Von Amsberg, consorte della regina Beatrice d’Olanda veniva a fare acquisti ogni settembre, di passaggio verso la sua tenuta nel Chianti». Dagli anni ’90 Biti deve fare i conti con molti cambiamenti. «C’è stato un impoverimento della moda - sottolinea - la grande distribuzione ha preso il sopravvento. Purtroppo, la qualità non conta e si sta perdendo l’eleganza ... ».
Marilena Chiti