Prato, 30 dicembre 2018 - Bella e brava. L’attrice pratese Linda Collini di strada ne ha fatta molta: dai concorsi di bellezza alle fiction, alla conduzione tv su Sky, passando per il cinema. Tanti anni di carriera, senza mai interrompere quel rapporto d’affetto con la sua città.
Tutto inizia con Miss Italia. Che ricordo ha?
«Bellissimo e ricco di emozioni. All’epoca la mia vita era ben diversa, lavoravo come chimico in una azienda tessile. E Miss Italia rappresentò un modo diverso di vivere la mia estate di ventunenne. Non credevo che quell’esperienza iniziata come un gioco, avrebbe contribuito a cambiarmi la vita».
Poi la televisione…
«La conduzione è arrivata come una bella sorpresa. L’anno successivo a Miss Italia, quando avevo già cominciato a studiare recitazione, mi chiamarono a sostituire una ragazza che doveva condurre un programma legato all’elezione di Miss Toscana. Non sapevo neanche da dove cominciare, ma mi misi in gioco. Una volta preso in mano il microfono, accesa una telecamera è stato amore a prima vista».
Nel 2008 è arrivata Cecilia Castelli in «Centovetrine».
«Cecilia è stata un arcobaleno di emozioni, interpretarla è stato molto stimolante. Alla sua prima apparizione si è mostrata spigolosa, quasi antipatica. Col passare del tempo e molte vicissitudini si è trasformata in una donna matura, un po’ sfortunata in amore, forte e molto generosa»
Personaggio popolare, amato dal pubblico.
«A me piace parlare di affetto più che di popolarità. Quel calore che sento da parte delle persone che seguono me e che hanno voluto bene a Cecilia, è impagabile e da senso al mio lavoro. Se io sono in video, sullo schermo o sul palcoscenico, lo devo a quelle persone e, appunto, al loro affetto».
Cinque anni tutti giorni nella «soap»…
«Molto impegnativo. Per ritmi e tempi di ripresa. Interpretare un personaggio e stare sul set fa parte del nostro bellissimo lavoro e quindi poterlo fare tutti i giorni a più riprese con un personaggio dalle mille sfaccettature come Cecilia, mi fa dire che non c’era niente di più bello».
Nel 2016 la chiusura.
Con dispiacere per le tantissime persone che ci guardavano e che ancora oggi a distanza di anni, non si capacitano che le storie dei nostri personaggi non abbiano avuto una fine degna del percorso di Centovetrine».
Cosa le manca?
«Manca sempre qualcosa. Non ci si deve mai sentire arrivati. Dopo cinema e tv, ho sentito il bisogno di tornare al mio primo amore, il teatro. Sono infatti in scena con uno spettacolo di cui sono anche autrice che si intitola ‘Madri o no?’ Una pièce dedicata alle donne e al tema attuale universale della maternità con il quale spero di venire in scena presto anche nella mia città».
Quali rapporti con Prato?
«Prato vuol dire famiglia, affetti, radici, alle quali tornare appena posso. Di recente mi sono impegnata con l’ associazione ‘Senza veli sulla lingua’ che sostiene le vittime di violenza, a portare nelle scuole di Prato un’ulteriore sensibilizzazione nei confronti della parità di genere; grazie anche alla proiezione del cortometraggio ‘Aida’ che racconta la prima volta al voto delle donne nel 1946 e che mi vede tra i protagonisti. Poi sono felice di sapere che a Prato si stanno muovendo forze nuove, come le Manifatture Digitali».
Un bilancio?
«Guardo indietro e sorrido riconoscente, sapendo che ciò che ho fatto è frutto di grandi speranze e tanta forza di volontà. Guardo avanti e continuo a sorridere sapendo che la strada è ancora lunga, ma che il meglio deve ancora venire».