![Rocco Papaleo, Daniele Marmi e Marta Dalla Via in una scena dello spettacolo diretto da Leo Muscato Foto Tommaso Le Pera Rocco Papaleo, Daniele Marmi e Marta Dalla Via in una scena dello spettacolo diretto da Leo Muscato Foto Tommaso Le Pera](https://www.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/NWRjNWEzMGUtOGJmZi00/0/lispettore-generale-al-politeama-papaleo-il-grande-classico-di-gogol-e-la-satira-contro-la-corruzione.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Rocco Papaleo, Daniele Marmi e Marta Dalla Via in una scena dello spettacolo diretto da Leo Muscato Foto Tommaso Le Pera
Forte con i deboli e debole con i forti. Stivali alti, divisa zarista e case innevate non tradiscono l’ambientazione russa dove si muoverà l’attore Rocco Papaleo, tra i volti più popolari della commedia italiana: sarà il corrotto Podestà nel grande classico di Nikolaj Gogol’ riadattato e diretto da Leo Muscato, "L’ispettore generale", sabato 1 febbraio (alle 21) con replica domenica 2 (alle 16) al Politeama.
Nel solco dei grandi classici della letteratura, il teatro di via Garibaldi propone uno dei più grandi capolavori della drammaturgia russa, scritto quasi 200 anni fa, ma più attuale di quanto si possa immaginare: una commedia degli equivoci pronta a conquistare il pubblico con il suo umorismo senza tempo mentre si prende gioco delle piccolezze morali di chi detiene il potere e, per questo motivo, si ritiene intoccabile.
Una farsa travestita da tragedia o, meglio, una tragedia travestita da farsa, che affronta in chiave satirica il tema della corruzione. Rispetto all’opera originaria, il regista Leo Muscato ha sintetizzato i cinque atti in uno unico, pur mantenendo un certo rigore filologico. Il risultato è uno spettacolo corale che si nutre di toni giocosi e di un’ironia graffiante, sostenuto da una compagnia di dodici attori capitanata da Papaleo (Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Michele Schiano di Cola, Marco Vergani) e ben amalgamata nei ruoli, tutti in scena contemporaneamente.
Quando questa commedia andò in scena a Pietroburgo il 19 aprile 1836, alla presenza dello zar Nicola I, non fu accolta con entusiasmo e scatenò anzi molte polemiche. La trama si basa su un equivoco: Chlestakov (Daniele Marmi, il poliziotto Cioni nella serie tv "I delitti del BarLume") è un frivolo viaggiatore di passaggio che viene scambiato per un alto funzionario dello Stato spedito dallo zar per indagare sulla condotta dei funzionari cittadini. È lui l’ispettore generale del titolo, al centro di un malinteso che scatena conseguenze nefaste per i “notabili” del piccolo villaggio, in primis il Podestà (Papaleo).
Non era la prima volta che sulle scene russe venivano rappresentati gli abusi quotidiani dei burocrati statali. Ma i testi precedenti erano basati sulla contrapposizione fra il bene e il male, con personaggi positivi e negativi. Ne "L’ispettore generale" invece i personaggi sembravano essere tutti negativi: per gli spettatori dell’epoca era inconcepibile una denuncia così feroce della burocrazia corrotta nella Russia zarista.
Prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano, "L’ispettore generale" ci conduce in un mondo in cui di ingiustizie e soprusi, in una società che trasforma gli uomini in sfruttatori, imbroglioni. E noi un po’ li compatiamo e un po’ ridiamo di loro perché, come scriveva Rabelais, "meglio è di risa che di pianto scrivere, che rider sopratttutto è cosa umana", come scrive il regista Muscato.