Prato, 8 agosto 2022 - "Vogliamo la verità e andremo fino in fondo per capire come mai mio figlio è stato dimesso dal pronto soccorso con un infarto probabilmente già in corso. Abbiamo presentato un esposto". Stretta in un dolore indicibile, come è quello per la perdita di un figlio, Susanna Ferretti fa di tutto per mantenere i nervi saldi. Vuole la verità, vuole risposte. Gaddo, sano, bello, sportivo è morto a 31 anni tra le braccia della fidanzata che, da infermiera esperta, stava tentando le manovre di rianimazione e il massaggio cardiaco, ma non è bastato. A raccontare come sono andate le cose è la mamma del ragazzo, Susanna Ferretti, sostenuta dalle altre due figlie Alice e Gloria e assistita da un avvocato, patrocinante in Cassazione del Foro di Pistoia, a cui ha dato mandato di arrivare a capire cos’è successo quella notte all’ospedale Santo Stefano. "Mio figlio si è presentato al pronto soccorso a Prato – spiega – è stato ricoverato alle 4 della notte tra mercoledì e giovedì ed è stato rimandato a casa alle 12 di giovedì con una diagnosi di congestione. So che gli avevano somministrato una pasticca, ma cosa fosse esattamente non lo so. Il giorno dopo si è presentato a lavorare, ma non stava bene per niente. Era già strano questo, perché lui è sempre stato un ragazzo in salute, atletico, forte. Tutti gli volevano bene, un ragazzo serio, dritto, indipendente. Amava la vita e viaggiare".
Sa di non aver ancora realizzato del tutto che suo figlio non c’è più, ma non può permettersi cedimenti adesso. "Si era trasferito nelle nuova casa – prosegue la madre di Gaddo – Quando è arrivata la sua fidanzata, che è un’infermiera, ha fatto di tutto per aiutarlo ma le è spirato tra le braccia. Erano molto innamorati, siamo tutti distrutti". Quando il resto della famiglia è accorsa, alla tragedia si è aggiunto il dramma del trasferimento del corpo del ragazzo. "Non ho permesso a nessuno di toccarlo finché mia figlia non fosse tornata con una denuncia in mano – prosegue Susanna – ho fatto la guardia al corpo di mio figlio affinché non lo portassero via prima che fosse stato avvertito un magistrato: quella non era una morte normale. Una persona sana non può morire così a 30 anni, d’infarto dopo essere stato al pronto soccorso e dimesso". E il magistrato ha infatti messo sotto sequestro il corpo del ragazzo e predisposto l’autopsia per "motivi dovuti alla giovane età".