STEFANO DE BIASE
Cronaca

"Il lockdown? Un incubo". La sofferenza dei ragazzi raccontata in un sondaggio

Un questionario diffuso dalla Diocesi certifica il malessere degli adolescenti. Risposte da 800 ragazzi. Tra i 629 minori il 62% ha detto di essere stato male

Non è stato facile il lockdown per i giovani

Non è stato facile il lockdown per i giovani

Prato, 15 settembre 2020 -  I giovani hanno sofferto durante il lockdown. Nel giorno del ritorno in classe degli studenti, vengono pubblicati i dati relativi a un sondaggio, promosso dalla Diocesi (tramite l’associazione Insieme per la Famiglia), che certifica le difficoltà che hanno affrontato gli adolescenti durante la fase peggiore della pandemia. A rispondere al questionario, diffuso tramite i social e attraverso i professori di religione, sono stati più di 800 ragazzi pratesi.

Di questi, ben 629 hanno fra i 14 e i 18 anni e i loro questionari sono stati presi in esame per provare a spiegare cosa è successo ai giovani a livello emotivo nel lockdown. Alcune risposte sono state delle vere e proprie grida d’aiuto: "Questa situazione mi sta facendo impazzire – scrive una giovane – Vorrei solo uscire di casa e incontrare il mio ragazzo, i miei amici, perché sono le uniche persone che mi riescono a rendere veramente felice".

Ad analizzare i questionari è stata la sociologa Ester Macrì. I giovani (284 maschi e 345 femmine) sono stati suddivisi in tre profili: sofferenti, proattivi e già isolati. I primi rappresentano il 62% dei partecipanti al sondaggio e hanno vissuto l’isolamento con una qualche forma di sofferenza o di forte mancanza. I proattivi sono il 31% e rappresentano chi è riuscito in qualche modo a reagire alla quarantena, mentre i già isolati sono quasi il 6% e hanno raccontato di non avere avvertito una particolare differenza fra lockdown e vita quotidiana.

«In quella fascia d’eta – spiega Macrì – il campione preso in analisi rappresenta il 7% dei ragazzi residenti a Prato. Quindi parliamo di numeri alti e rappresentativi". L’alta partecipazione al questionario testimonia la necessità da parte dei ragazzi di potersi raccontare e di parlare con qualcuno delle emozioni vissute. In alcuni messaggi è evidente la ricerca di un confronto e di conforto: "Non so se qualcuno realmente leggerà le mie risposte a questo questionario – si legge in un intervento – ma se le stai leggendo sappi che una parte di me è morta quando è iniziata questa quarantena".

I sofferenti hanno raccontato che la pandemia "è brutta e ti fa uscire un po’ di testa" o che "le giornate sono noiose e tutte uguali". I proattivi invece hanno reagito: "Non essendo abituata a stare molto tempo con i miei genitori, con il passare dei giorni mi sono resa conto che nonostante vivessi con la mia famiglia la conoscevo molto poco".

Analizzando i dati è emersa inoltre l’assenza degli adulti nella narrazione dei ragazzi, quindi l’assenza di dialogo. I numeri hanno certificato anche un grande stress nell’affrontare la didattica a distanza nel 70% dei giovani e ancora la necessità degli adolescenti di avere un contatto reale con gli amici."Questi ragazzi hanno bisogno di aiuto – conclude Macrì – Ma non lo chiedono e non si aspettano niente dagli adulti".