Prato, 15 settembre 2020 - I giovani hanno sofferto durante il lockdown. Nel giorno del ritorno in classe degli studenti, vengono pubblicati i dati relativi a un sondaggio, promosso dalla Diocesi (tramite l’associazione Insieme per la Famiglia), che certifica le difficoltà che hanno affrontato gli adolescenti durante la fase peggiore della pandemia. A rispondere al questionario, diffuso tramite i social e attraverso i professori di religione, sono stati più di 800 ragazzi pratesi.
Di questi, ben 629 hanno fra i 14 e i 18 anni e i loro questionari sono stati presi in esame per provare a spiegare cosa è successo ai giovani a livello emotivo nel lockdown. Alcune risposte sono state delle vere e proprie grida d’aiuto: "Questa situazione mi sta facendo impazzire – scrive una giovane – Vorrei solo uscire di casa e incontrare il mio ragazzo, i miei amici, perché sono le uniche persone che mi riescono a rendere veramente felice".
Ad analizzare i questionari è stata la sociologa Ester Macrì. I giovani (284 maschi e 345 femmine) sono stati suddivisi in tre profili: sofferenti, proattivi e già isolati. I primi rappresentano il 62% dei partecipanti al sondaggio e hanno vissuto l’isolamento con una qualche forma di sofferenza o di forte mancanza. I proattivi sono il 31% e rappresentano chi è riuscito in qualche modo a reagire alla quarantena, mentre i già isolati sono quasi il 6% e hanno raccontato di non avere avvertito una particolare differenza fra lockdown e vita quotidiana.
«In quella fascia d’eta – spiega Macrì – il campione preso in analisi rappresenta il 7% dei ragazzi residenti a Prato. Quindi parliamo di numeri alti e rappresentativi". L’alta partecipazione al questionario testimonia la necessità da parte dei ragazzi di potersi raccontare e di parlare con qualcuno delle emozioni vissute. In alcuni messaggi è evidente la ricerca di un confronto e di conforto: "Non so se qualcuno realmente leggerà le mie risposte a questo questionario – si legge in un intervento – ma se le stai leggendo sappi che una parte di me è morta quando è iniziata questa quarantena".
I sofferenti hanno raccontato che la pandemia "è brutta e ti fa uscire un po’ di testa" o che "le giornate sono noiose e tutte uguali". I proattivi invece hanno reagito: "Non essendo abituata a stare molto tempo con i miei genitori, con il passare dei giorni mi sono resa conto che nonostante vivessi con la mia famiglia la conoscevo molto poco".
Analizzando i dati è emersa inoltre l’assenza degli adulti nella narrazione dei ragazzi, quindi l’assenza di dialogo. I numeri hanno certificato anche un grande stress nell’affrontare la didattica a distanza nel 70% dei giovani e ancora la necessità degli adolescenti di avere un contatto reale con gli amici."Questi ragazzi hanno bisogno di aiuto – conclude Macrì – Ma non lo chiedono e non si aspettano niente dagli adulti".