
Lorenzo Giovanchelli premiato poche settimane fa
"Sono felice: ho chiuso la mia carriera a Iolo, nello stesso stadio e con lo stesso club con cui ho esordito nel settembre del 2004 contro il Benevento. E ho giocato le mie ultime partite insieme a ragazzi che ho visto crescere sin da bambini. Era ora di smettere, non avrei potuto chiedere di meglio: dico grazie a tutti, di cuore". E’ l’addio di Lorenzo Giovanchelli, che proprio domenica scorsa (nel penultimo match del campionato di Serie A che i Cavalieri hanno pareggiato contro il Cus Torino) ha dato l’addio al rugby giocato. Il tallonatore classe 1986, tornato a Iolo nel 2020 dopo gli Scudetti sfiorati oltre un decennio fa (e dopo aver vestito la casacca delle Zebre) ha deciso di ritirarsi, nonostante le 400 presenze da professionista festeggiate lo scorso gennaio. Sulle tribune del Chersoni c’erano tanti ex-compagni dei tempi d’oro ed amici, che gli hanno tributato una lunga ovazione al termine dell’incontro. Giovanchelli ha così messo la parola "fine" su un’avventura iniziata ventuno anni fa con il debutto da pro nei "vecchi" Cavalieri, dopo aver iniziato nel Gispi nel lontano 1994. Un cammino lungo, caratterizzato da gioie e dolori: "Giova" ha vissuto tanto gli anni d’oro del rugby laniero, quando i "vecchi" Cavalieri sembravano poter davvero salire sul trono d’Italia (come dimostrano le finali-Scudetto perse nel 2012 e nel 2013) che il post-ricostruzione, quando la squadra "autarchica" si è qualificata più volte ai playoff. Il trentanovenne pratese è stato un perno di entrambe le compagini, dando sempre il suo contributo. "Il rammarico della mia carriera? E’ chiaro che spiace non aver vinto lo Scudetto ed il pensiero va a quella "meta-non meta" in finale – ha ricordato – ma va bene così: ho avuto la possibilità di giocare in stadi prestigiosi ed in Europa. Quella squadra aveva maggiori risorse, ma i giocatori del territorio erano pochi e spesso giocavano poco. Quando sono tornato cinque anni fa ho trovato un gruppo cresciuto sul territorio, fra Prato e Sesto, con un grande senso d’appartenenza. E penso che questa possa continuare ad essere la chiave anche per il futuro: le giovanili stanno andando bene e ci sono diversi prospetti che possono fare benissimo anche in prima squadra". E per quel che riguarda il proprio futuro, Giova manda la palla in touche. "Un rugbista resta sempre un rugbista. E varrà lo stesso per me – ha chiosato – c’è una cosa che mi preme fare: voglio ringraziare la mia famiglia, i miei compagni di squadra, lo staff, la società e tutti coloro che mi hanno affiancato in questo lungo percorso".
Giovanni Fiorentino