"L’ospedale allagato?. Un disastro prevedibile"

Il Nursind attacca: "È stato costruito su un terreno noto per essere paludoso". Super lavoro al Santo Stefano la notte dell’alluvione per un prelievo multiorgano .

"L’ospedale allagato?. Un disastro prevedibile"

"L’ospedale allagato?. Un disastro prevedibile"

Il pronto soccorso di Prato ha ritrovato la sua normalità (250 gli accessi nella giornata di ier), dopo le limitazioni legate all’alluvione che ha costretto anche il Santo Stefano a immani disagi (vedi gli ascensori inutilizzabili e le lettighe trasportate a mano). Oggi un altro passo avanti: ripartirà anche la programmazione chirurgica e le Ali saranno riaperte. Nel piano interrato, quello invaso dall’acqua, sta continuando invece l’opera di pulizia. Prezioso sarà l’arrivo di soffiatori d’aria per velocizzare l’asciugatura delle pareti. L’alluvione mette in luce invece tutti i limiti dell’ospedale nuovo, finito con "i piedi" nell’acqua. Un disastro annunciato, per Roberto Cesario, segretario del Nursind di Prato, "perché è stato costruito su un terreno noto per essere in una zona paludosa e quindi poco adatto a costruire un presidio sanitario così importante. Inoltre, con l’abbattimento del vecchio ospedale, si è tolta la possibilità di avere a disposizione un altro luogo da utilizzare in caso di emergenza. A farne le spese, come sempre, sono i cittadini, gli ammalati, i volontari del soccorso e il personale sanitario che in questo difficile momento ha lavorato e lavora in condizioni estremamente disagiate".

Vero è che nel pieno dell’emergenza alluvione, nella notte tra il 2 e il 3 novembre – mentre fuori stavano esondando i fiumi creando smottamenti che hanno costretto la chiusura dell’autostrada e la messa in sicurezza dell’ospedale stesso – il Centro di coordinamento donazione organi del presidio coordinato dalla dottoressa Sara Bagatti, si è attivato per garantire un’emergenza nazionale effettuando un prelievo multiorgano.

Le équipe del Centro sono state attivate anche tramite la rete ospedaliera aziendale diretta dalla dottoressa Lucilla Di Renzo, che ha seguito tutte le fasi della delicata procedura insieme alla struttura infermieristica Donazione Organi e Tessuti diretta dalla dottoressa Daniela Ammazzini e dal coordinatore infermieristico Emanuele Ginori. Le equipe infermieristiche e mediche hanno supportato le equipe chirurgiche che si occupano di trapianti di fegato (provenienti da Roma per un’urgenza nazionale) e di rene, portando a termine il prelievo multiorgano. Il personale coinvolto, che in un qualche modo è riuscito a raggiungere l’ospedale, si è reso disponibile coordinandosi costantemente non solo con i colleghi rimasti bloccati per l’esondazione, ma anche con il supporto del Centro regionale allocazione organi e tessuti (Craot) e Centro Nazionale Trapianti (Cnt). Alla fine il prelievo multiorgano è riuscito ed è andato a trapianto, il fegato a Roma e i reni a Firenze . Uno sforzo immenso, che mette in luce l’abnegazione e la professionalità dei medici e degli infermieri del Santo Stefano.