L’epidemia preme ancora sull’ospedale. E preme prima di tutto sulle porte del pronto soccorso, che è tornato a viaggiare su una media di circa 200 accessi nell’arco delle 24 ore. Non solo Covid, però, sebbene la variante Omicron 2 abbia stoppato la riconversione dei posti letto avviata a metà febbraio, quando si era iniziato a immaginare un lento ritorno alle normali attività sanitarie. Rispetto al caos che in questi ultimi giorni sta assediando i pronto soccorso dell’area fiorentina - Ponte a Niccheri e Torregalli - a Prato non ci sono sostanziali differenze rispetto al passato. La rassicurazione arriva da Sara Melani, direttrice del Santo Stefano, secondo cui la situazione è critica, ma sotto controllo, con la costante di doversi confrontare quotidianamente con un ospedale troppo piccolo. Eppure anche negli ultimi giorni c’è chi lamenta attese in barella di un paio di giorni prima del trasferimento nei reparti. E questo anche per il corto circuito che si viene a creare quando un paziente, arrivato in pronto soccorso per altre patologie, viene scoperto positivo al Covid dopo essere stato sottoposto al tampone obbligatorio. Si tratta di pazienti che a quel punto vengono inseriti nel percorso Covid, nonostante il motivo principale del ricovero sia legato a malattie differenti. Ieri comunque nuovi casi positivi sono stati 291 e hanno fatto schizzare il numero complessivo dei contagi oltre la soglia dei 70.000 (precisamente 70.019) dall’inizio della pandemia a oggi. E sempre ieri c’è stata una vittima: una donna di 75 anni, morta al Santo Stefano. I decessi complessivi salgono così a quota 801. Una situazione al limite non solo per gli utenti, ma anche per il personale sanitario, che ormai da due anni si trova in prima linea nella battaglia al virus. "Il bomba libera tutti del primo di aprile rischia di non essere di aiuto - sottolinea Massimo Cataldo, responsabile territoriale Cisl Fp - L’afflusso al pronto soccorso è tornato a essere come quello dei tempi precedenti all’epidemia. Eppure il personale, dal punto di vista numerico, è sempre lo stesso e anzi ci stiamo avvicinando alle scadenze dei contratti a termine. A metà aprile fra gli infermieri dell’Asl Centro ci saranno una decina di contratti in scadenza, di cui cinque proprio a Prato. Abbiamo scritto alla direzione dell’Asl Centro perché venga attuato l’accordo stipulato nel mese di gennaio del 2022 per assunzioni e stabilizzazioni". A questo proposito Mauro Giuliattini, reggente Cisl Fp Toscana, ha scritto al governatore Eugenio Giani, all’assessore regionale Simone Bezzini e al direttore della sanità della Regione Toscana Federico Gelli per chiedere che la gestione delle risorse umane del settore sanità avvenga sulla base dell’intesa stipulata a inizio anno. "Intesa sulla quale è calato il silenzio dell’azienda sanitaria, mentre il Covid rialza la testa e le richieste di assunzioni dei dipartimenti vengono concesse, quando va bene, al 50%".
Continua Giuliattini: "Senza nessuna comunicazione, si sta procedendo ad un piano di rientro a partire dalle riduzione delle spese per il personale". Una prospettiva che non alza il morale del personale, già provato dagli anni della pandemia: "I lavoratori sono stanchi. C’è anche da considerare che ci sono assenze per Covid e altre di personale no vax", aggiunge Cataldo. Ad aggravare la situazione il fatto che, con il cessare dell’emergenza sanitaria, è stata ridotta di una unità l’equipe dei tecnici di radiologia del pronto soccorso in orario notturno, così da passare da tre a due operatori.
Sara Bessi