Prato, 15 settembre 2024 – “Le morti sul lavoro sono più di quelle della mafia. Possibile che nessuno se ne renda conto? La morte di mia figlia deve pur significare qualcosa. Non mi fermo: la mia battaglia per introdurre il reato di omicidio sul lavoro va avanti”.
Emma Marrazzo torna a parlare di sicurezza sui loghi di lavoro. E’ determinata a portare avanti la battaglia nel nome della figlia, Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni stritolata dall’orditoio cui lavorava il 3 maggio 2021 nella ditta a Montemurlo (Prato).
Signora Emma, come sta?
“Se lo può immaginare. E’ sempre peggio”.
E suo nipote, il bimbo di Luana, come sta?
“Mi fa sempre domande sulla mamma. Gioca, all’improvviso di ferma e mi dice che si annoia. Non è vero, pensa alla mamma. Aspetta ancora di vederla entrare dalla porta. Il 2025 sarà un anno bello ma allo stesso tempo triste: passerà la prima comunione. Sarà un pugno nel cuore. Ma loro che ne sanno di questo?”.
Loro chi?
“Le istituzioni. Che fanno per fermare una strage che fa più morti della mafia?”.
A che punto è la proposta di legge sull’introduzione del reato di omicidio sul lavoro?
“Combattiamo ancora. Usb e Uil sono anche oggi a Roma. Abbiamo depositato 10mila firme delle 50mila raccolte. Mi hanno spiegato che non andavano bene perché dovevamo raccoglierle su una piattaforma ufficiale del governo. Quanta burocrazia. E intanto la gente muore”.
Il ministro Nodio ha già espresso il suo parere negativo.
“Sì, ma non mi fermo lo stesso. Gli unici che mi hanno sostenuta sono stati i Cinque Stelle. Sono stata ricevuta dalla senatrice Castellone. Ho fatto un appello alla ministra Calderone dopo che fu detto no alla legge. Non prese bene la mia frase “venga a vivere a casa mia solo per due giorni”. Ma questo è, la realtà”.
A parte la legge sull’omicidio sul lavoro, che cosa è stato fatto per la sicurezza sui luoghi di lavoro?
“Poco. La patente a crediti per la sicurezza. Ma non serve a nulla e si spreca denaro. Servono formazione, già dalle scuole, e pene severe per chi non lavora in sicurezza. Mia figlia è morta perché al macchinario erano stati disattivati i sistemi di sicurezza, perfino le fotocellule. E i titolari hanno patteggiato pene esigue continuando a lavorare. Questa è giustizia?”.
A Milano è stato fatto un altro murales per Luana.
“Sì, mi hanno detto che è molto bello. Si trova al Tempio del futuro perduto in via Luigi Nono. Oggi andrò a vederlo perché sono a Milano invitata al ’Tempo delle donne’ di Giusi Fasano su un incontro sulla sicurezza”.
Laura Natoli