REDAZIONE PRATO

Morte di Luana D'Orazio: in trappola in una fessura di 40 centimetri

Su cosa punta la difesa dei due indagati per la morte dell’operaia. "La ragnatela sul dispositivo di sicurezza? Non c’entra con l’inchiesta"

Il luogo della tragedia. Nel riquadro, Luana D'Orazio

Il luogo della tragedia. Nel riquadro, Luana D'Orazio

Prato, 17 maggio 2021 - «Non c’è alcuna correlazione fra la ragnatela trovata su uno dei macchinari dell’azienda e le indagini in corso. Non credo possa essere un tema dell’inchiesta, la trovo una questione avulsa dall’oggetto della vicenda". Così Stefano Camerini, il legale di uno dei due indagati per la morte della giovane operaia Luana D’Orazio, 22 anni, commenta la fotografia che ritrae una grossa ragnatela presente sulla colonna laterale lungo cui scorre la barriera di protezione del macchinario che ha causato la morte della giovane operaia lo scorso 3 maggio.

Morte di Luana, l'esperto: "L'orditoio senza protezioni non funziona"

Per la morte della ragazza, mamma di un bambino di 5 anni, la procura ha iscritto nel registro degli indagati Luana Coppini, titolare dell’omonima azienda, difesa dagli avvocati Alberto Rocca e Barbara Mercuri, e il tecnico manutentore esterno alla ditta, Mario Cusimano, difeso da Camerini.

Le ipotesi di reato sono due: omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche. Al centro del dibattito fra i periti c’è il meccanismo di protezione del macchinario che sembra fosse stato disattivato. "Quello che deve essere stabilito con certezza è in che fase della lavorazione la ragazza sia stata agganciata dall’orditoio – spiega Camerini – Fase che secondo il nostro perito non è quella in cui la macchina gira alla massima potenza, quando la barriera dovrebbe essere abbassata, bensì una fase iniziale o finale della lavorazione".

Luana è stata risucchiata in un punto del macchinario davvero stretto. "Un pertugio di appena 40 centimetri", spiega ancora il legale. Un "pertugio" che si trova molto vicino al grande subbio attorno al quale gira il filo in cui e al cui interno gira l’ingranaggio che ha schiacciato il torace della ragazza.

Dopo aver agganciato il corpo della povera Luana, quell’ingranaggio avrebbe fatto un solo giro a velocità moderata, secondo la ricostruzione dei legali. Che sostengono anche che se il macchinario avesse invece funzionato al massimo della potenza il corpo della ragazza ne sarebbe risultato martoriato. La ricostruzione ipotizzata dalla procura, invece, colloca l’incidente mortale nel momento in cui l’orditoio era nel pieno della lavorazione, quando la saracinesca di protezione dovrebbe essere abbassata. Si attende che la perizia riprenda per poter capire meglio che cosa è successo.