REDAZIONE PRATO

La morte di Luana, la mamma: “Esplosione alla Toyota? Tragedia annunciata”

Emma Marrazzo torna a parlare di sicurezza dopo l’incidente a Bologna. Ieri il processo al manutentore: i titolari non saranno sentiti come testimoni

Luana D’Orazio, la ragazza morta a 22 anni in fabbrica

Luana D’Orazio, la ragazza morta a 22 anni in fabbrica

Prato, 25 ottobre 2024 – “Quando ho acceso la televisione e ho visto quello che è accaduto a Bologna mi sono cadute le posate di mano. Di solito non guardo i telegiornali, proprio per non sentire queste notizie. Ogni volta che succede qualcosa del genere il dolore torna fuori più forte di prima”. E’ sconvolta Emma Marrazzo, mamma di Luana D’Orazio – l’operaia di 22 anni morta in fabbrica a Montemurlo stritolata da un orditoio nel maggio 2021 – dopo aver saputo dell’esplosione che è costata la vita a due operai nello stabilimento della Toyota a Bologna.

“Un’altra tragedia annunciata – dice Emma –, non so quando qualcuno si deciderà a fare qualcosa per evitare queste morti sul lavoro. Si spendono i soldi per i migranti in Albania, e mi preme sottolineare che non ho nulla contro i migranti, ma non si mette mano a questa strage senza fine”. Da quando è morta la figlia, Emma Marrazzo porta avanti la battaglia per l’introduzione di una legge sull’omicidio sul lavoro, una legge che colpisca in modo più incisivo chi non lavora rispettando le regole. Una lotta che l’ha portata a farsi promotrice di una raccolta firme, poi depositata in Parlamento con l’appoggio dei Cinque Stelle. Ha presenziato a incontri, dibattiti, iniziative, per tenere alta l’attenzione sul tema e diffondere la cultura della sicurezza e della legalità in giro per l’Italia.

Lo stesso fervore che la porterà domani a Palazzo Reale a Napoli per presenziare all’incontro “Lavorare non è morire”, promosso dal Corriere della Sera. “Purtroppo della legge sull’omicidio sul lavoro non ho saputo più nulla – ha proseguito Marrazzo – Due senatori dei Cinque stelle si sono interessati, ma non è cambiato nulla. Non chiedo molto, almeno che si introduca la cultura della sicurezza sul lavoro nelle scuole per formare i ragazzi. Il governo non ha fatto nulla su questo tema altrimenti non ci sarebbe una tragedia ogni giorno. Tanto a morire non sono i loro figli”.

Intanto ieri è ripreso il processo al manutentore, Mario Cusimano, difeso da Melissa Stefanacci, accusato di aver eseguito materialmente la manomissione all’orditoio che ha ucciso la povera Luana. Si è trattato di una udienza di passaggio in quanto c’è stato un cambio di giudice. Ieri doveva esser ascoltato il tutor di Luana, l’uomo che si è dimesso dall’“Orditura srl” venti giorni dopo la morte della ragazza. Il giudice, con l’accordo delle parti, ha dato il consenso a proseguire con l’istruttoria già svolta fino a questo momento. Allo stesso tempo, è stata depennata la lista dei testimoni.

I due titolari della fabbrica dove lavorava Luana, Luana Coppini e il marito Daniele Faggi, non saranno sentiti come testimoni. I due hanno patteggiato una pena rispettivamente a due anni e a un anno e mezzo per omicidio colposo. Stesso reato che viene contestato al manutentore che, invece, ha scelto la strada del processo ordinario sostenendo di non aver mai eseguito la manomissione che ha portato alla morte della ragazza. “Mia figlia non è morta per una disgrazia – insiste Emma Marrazzo – Mia figlia è morta perché quel macchinario non aveva più nessun sistema di sicurezza. Per questo è diventata un simbolo in tutto il mondo. Questo modo di lavorare va combattuto”.

Laura Natoli