Siena, 3 settembre 2021 - "Se dovremo combattere, non ci fermeremo; vogliamo giustizia per la morte sul lavoro di mia figlia". Parole di Emma Marrazzo, la mamma di Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni uccisa a maggio dagli ingranaggi di un orditoio in un’azienda nel pratese che a 'Safety meets Culture', il forum sulla sicurezza sul lavoro di CantierePro.com al Teatro dei Rinnovati, per la prima volta ha parlato in un incontro pubblico. "Non conosciamo i risultati della perizia del tecnico incaricato dal Tribunale. Ci hanno detto che saranno comunicati fra qualche giorno. Aspettiamo, ma non stiamo fermi".
A Siena, la mamma di Luana è arrivata con il consulente della famiglia Andrea Rubini, ma soprattutto ha incontrato le persone venute per manifestarle sostegno. "Mia figlia è morta mentre faceva il suo dovere. Lavorava tutti i giorni, otto anche dieci ore. Pensava al figlio Alessio, al fratello disabile. Era solare, bella. È diventata un modello per la sicurezza sul lavoro, ma non può essere solo un simbolo: deve essere un esempio perché simili incidenti non accadano più. Occorrono più controlli: ma veri e a sorpresa. Luana appena assunta non aveva riscosso uno stipendio; poi le hanno pagato due mesi insieme: sicuramente arriverà un controllo fiscale, mi aveva detto. E infatti fu così. Sono passati quattro mesi dalla sua morte ma la situazione non è cambiata".
Dolore, battaglia ma anche tanta solidarietà. "Mi ha sorpreso il grande affetto. La raccolta fondi attivata da La Nazione è stata una grande azione: una manifestazione di affetto che ci aiuterà economicamente. Mi sono arrivate lettere da tutta Italia, dall’Europa, dall’America, anche dalla Cina. Mi hanno intervistato giornalisti dalla Svezia". Ma qualcuno le ha anche voltato le spalle. "La titolare dell’azienda dove è morta Luana mi aveva detto che ci sarebbe stata vicino, invece non si è fatta più sentire. Anche i colleghi sono scomparsi. Luana non si sarebbe mai comportata così. Se qualcosa non andava bene, non stava zitta".
Emma Marrazzo ha di nuovo parlato del lavoro di Luana. "Mia figlia era un’apprendista ma non era assistita da nessuno. Mi aveva detto che, anche se il suo apprendistato sarebbe terminato a marzo, le avevano assegnato un ragazzo che doveva imparare. Non sappiamo se era con lei al momento dell’incidente. Suo padre le aveva detto di premunirsi, ma lei non voleva perdere il lavoro. Era senza grembiule o camice. Si è dovuta comprare le forbicine per tagliare i lacci della macchina. Sono molte le ombre che dovranno essere chiarite".