Due aziende su tre hanno dovuto ridurre il personale rispetto al periodo pre-Covid. Il 40% delle attività dichiara che non tutti i dipendenti in cassa integrazione hanno ricevuto il sussidio. Il calo medio del fatturato si aggira sul 51,2% per i ristoranti e sul 46,8% per i bar. Questi in sintesi alcuni dei dati che emergono da un primo monitoraggio effettuato da Fipe-Confcommercio (la federazione provinciale che rappresenta i pubblici esercizi dell’associazione di categoria), che ha svolto una piccola indagine sui propri associati per fotografare la situazione ad un mese dalla ripartenza di ristoranti, bar e locali. Certo, i dati non sono tutti negativi. Se si guarda infatti alla soddisfazione degli imprenditori, per esempio, oltre la metà (il 51,5%) si dichiara soddisfatto di aver finalmente riaperto. E nelle ultime quattro settimane è aumentata del 5% (arrivando in totale al 22,2%) la percentuale di chi ha dato una valutazione positiva alla fase 2 dell’emergenza coronavirus. C’è però tanta voglia di una nuova normalità a Prato, fra cene fuori casa e incontri per un drink nei locali. Ed è questo che fa ben sperare ristoratori, titolari di bar e imprenditori. Di sicuro non è semplice per le aziende continuare a svolgere la propria attività rispettando regole e protocolli molto stringenti. Ma a risultare evidente è la passione di questi imprenditori che si sono fin da subito messi in gioco: giusto il tempo di adattare spazi e modalità del servizio alla normativa e tutte le attività sono tornate operative, rimandando l’immagine di una città "aperta", pronta ad affrontare questa nuova fase, nonostante le difficoltà restino evidenti.
Giusto per dare un’idea, ancora la metà degli associati intervistati ha rimodulato i propri orari, limitando il servizio alla cena ed escludendo il pranzo. Una scelta presa soprattutto alla luce di una diminuzione temporanea dei pranzi di lavoro, che vanno di pari passo con la riapertura degli uffici e delle varie attività altre e che per il momento sono diminuiti al pari dell’aumentare dello smart working. "Dopo un lungo periodo di fermo lavorativo oggi abbiamo tutti bisogno di trovare una nuova dimensione di normalità", afferma Tommaso Gei, presidente Fipe Confcommercio Prato. "Iniziamo a intravedere i primi segnali di ripartenza dopo un mese di maggio molto complicato dal punto di vista economico e lavorativo. Siamo certamente in una fase non semplice a causa delle misure anti-contagio da seguire che ci portano a ridurre in modo considerevole i posti a disposizione all’interno delle attività e a non operare, quindi, al massimo delle nostre capacità. Di conseguenza sono fondamentali i sostegni per il settore che, di fatto, risultano inefficienti se non del tutto assenti". Pesa molto l’inefficienza degli aiuti previsti dallo Stato, primo fra tutti, la cassa integrazione per la quale tutti riscontrano ritardi enormi. In molti casi non è stato ancora ricevuto l’importo di maggio e ad oggi non sono note le modalità per poter richiedere la seconda tranche.
"A rendere tutto più complesso è la burocrazia che limita l’accesso al credito nel momento in cui abbiamo più bisogno di liquidità. Fra le principali criticità riscontrate dai miei colleghi ci sono quelle per ottenere i finanziamenti bancari fino a 25mila euro previsti dal Decreto Liquidità", insiste Gei. "C’è ancora molto da fare perché le aziende possano tirare un respiro di sollievo e tornare ad una situazione di nuova serenità dal punto di vista economico. Quello che chiediamo sono sostegni certi ed efficienza nelle procedure. Alle porte della stagione estiva è necessario dare una spinta al settore per poter intraprendere una ripartenza completa che porti le attività pratesi verso una vera ripresa".
L.M.