Madonna dei Papalini, Prato ricorda il miracolo del 1512

Ecco il programma delle celebrazioni del 29 agosto in ricordo di quel prodigioso evento che avvenne durante il ‘sacco di Prato’

La Madonna dei Papalini

La Madonna dei Papalini

Prato, 27 agosto 2022 - Era il 29 agosto 1512 quando, nel momento più tragico della storia di Prato, avvenne il miracolo della ‘Madonna dei Papalini’. Sono passati 510 anni da quel fatto miracoloso, lunedì 29 agosto torna l’appuntamento con la festa della Madonna dei Papalini, ricorrenza legata alle vicende, tristi e dolorose, del Sacco di Prato. Ogni 29 agosto il monastero di San Vincenzo ricorda quell’evento prodigioso con una festa, dedicata alla Madonna dei Papalini. In questo giorno l’immagine sacra viene esposta alla grata del monastero alla venerazione dei fedeli. Ecco il programma di quest’anno: alle 7,30 il canto delle lodi e alle 8 la messa celebrata da don Alberto Pintus, e alle 18,30 ci sarà recita dei vespri con la comunità monastica. Le celebrazioni si tengono nel coro monastico e la liturgia sarà animata dalle monache. Concelebra don Paolo Baldanzi, rettore della basilica di Santa Caterina. La storia del miracolo Siamo nei primi anni del Cinquecento, in un periodo storico segnato dalla contrapposizione tra spagnoli e francesi: i primi, alleati dello Stato Pontificio, volevano riportare i Medici al potere a Firenze, dopo la loro cacciata del 1494. L’esercito del viceré di Napoli, Ramon de Cardona, accompagnato dal cardinale Giovanni de’ Medici, il futuro papa Leone X, per dare una dimostrazione di forza, assediò Prato che venne conquistata il 29 agosto 1512. Il saccheggio, durato 22 giorni, provocò barbarie di ogni genere. Di fronte a tutto questo, Firenze patteggiò la resa e il ritorno dei Medici. Dalle violenze non furono risparmiati nemmeno i monasteri. Ma in San Vincenzo gli spagnoli furono frenati dalla Vergine Maria: i capitani Giovanni, Spinoso e Vincenzio trovarono le suore raccolte in preghiera davanti ad una statua della Madonna e guardandola caddero in ginocchio. Svanì da loro ogni progetto violento e, chiamata la priora, madre Raffaella da Faenza, giurarono che il monastero sarebbe stato rispettato. Quella statua, in terracotta policroma degli inizi del Cinquecento, da allora viene venerata come protettrice e salvatrice.