LAURA NATOLI
Cronaca

Le mani della mafia sul denaro (per riciclarlo)

Nella relazione della Dda le inchieste che hanno portato alla luce le infiltrazioni del clan nella provincia: pallets, stracci, trasporti

Gli arresti nell’ambito dell’inchiesta della Dda "Chinatruck" nel gennaio 2018

Gli arresti nell’ambito dell’inchiesta della Dda "Chinatruck" nel gennaio 2018

Prato, 21 luglio 2020 - Dal commercio dei pancali finalizzato a favorire la famiglia mafiosa dei Corso Dei Mille a quello dei polimeri realizzato grazie a una serie di società cartiere, passando dallo smaltimento illegale dei rifiuti verso l’Africa. Per non parlare del processo in corso a carico di 52 imputati legati al clan dei Terracciano accusati di una serie di episodi criminali per il controllo di attività commerciali per riciclare denaro sporco. E poi, come sempre, ci sono i cinesi, o meglio "la criminalità organizzata cinese", che si conferma come un "insidioso fenomeno per l’intrinseca e impenetrabile componente solidale", ma sopratutto per le ricadute che la contraffazione dei marchi e il contrabbando dei prodotti hanno sull’economia legale, specie nella filiera del tessile.

Sono solo alcune delle ultime inchieste che hanno riguardato il territorio pratese e che il procuratore distrettuale antimafia di Firenze, Giuseppe Creazzo, ha ricordato nella relazione presentata al Ministero dell’Interno sull’attività della Direzione distrettuale antimafia toscana nel semestre luglio/dicembre 2019. Un affresco a tutto tondo sulle infiltrazioni mafiose nei territori toscani che, da sempre, attraggo i clan (soprattutto Cosa nostra e camorra, sostiene Creazzo) non tanto per avere il "controllo del territorio" quanto come terra ideale per riciclare denaro frutto di attività criminali.

"Le mafie in Toscana – ricorda Creazzo – non ricorrono a manifestazioni eclatanti: omicidi e attentati oggi non fanno parte della loro strategia. Piuttosto si realizzano con l’acquisizione di settori economici sempre più importanti". Da quanto emerge dalle inchieste, Cosa nostra non ha interesse a controllare i territori, quanto a infiltrarsi nell’economia e nella finanza locali funzionali soprattutto al controllo degli appalti pubblici. Un sistema che si ritrova a Prato, uno dei centri nevralgici di molte inchieste della Dda. Fra queste è citata quella della guardia di finanza di Prato che, a inizio 2020, ha portato all’arresto di 12 persone, sette delle quali palermitane, ritenute responsabili di associazione a delinquere finalizzata a una serie di reati fra cui riciclaggio, autoriciclaggio, emissione di fatture false per operazioni inesistenti, intestazioni fittizie di beni, contraffazione di documenti. L’indagine ha riguardato un consistente flusso di denaro, alimentato dagli affari sporchi della famiglia mafiosa di Corso dei Mille, riciclati attraverso imprese, per lo più inesistenti, operanti nel commercio del pallets, con sedi fra la Toscana e la Sicilia. Un altro filone è quello del connubio fra stracci e camorra che – secondo gli investigatori – affonda le sue radici negli anni Novanta a partire dall’omicidio Cozzolino. Una lunga serie di indagini convogliate nel "processo Terracciano" tutt’ora in corso, nel quale sono contestati "episodi criminali a connotazione mafiosa", come si legge nella relazione.

"Il clan – scrive Creazzo – instaurando un clima di intimidazione e omertà avrebbe mirato a controllare, a fini di riciclaggio, aziende commerciali, poi seq uestrate, affidate a prestanome o tenute sotto controllo da fiancheggiatori del sodalizio". Infine non poteva mancare un accenno alla famosa inchiesta China Truck della squadra mobile pratese che aveva messo gli occhi su un presunto sodalizio cinese che controllava i trasporti su gomma da Prato verso l’Europa.

Inchiesta che, come dice Creazzo, "ha avuto un’evoluzione giudiziaria favorevole agli indagati ai quali non è stata riconosciuta l’associazione mafiosa". Nonostante ciò è una realtà che ha trovato in provincia di Prato il proprio identificativo territoriale" gestendo importanti giri di affari illegali legati soprattutto all’imprenditoria tessile ma anche al gioco d’azzardo, droga, prostituzione, immigrazione clandestina a cui si legano i fenomeni del riciclaggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA