Mafia cinese e racket delle grucce. L’allarme della Fondazione Caponnetto

Il presidente Calleri: "Prato-Firenze punto di riferimento principale dell’organizzazione criminale orientale"

Mafia cinese e racket delle grucce. L’allarme della Fondazione Caponnetto

Mafia cinese e racket delle grucce. L’allarme della Fondazione Caponnetto

Dall’accoltellamento dentro al night club all’incendio che ha distrutto una intera ditta di logistica, compresi i furgoni al suo interno. Il riaffacciarsi del timore di una guerra fra bande rivali per accaparrarsi il mercato della logistica, o forse quello delle grucce (un impero che nel distretto parallelo cinese vale 100 milioni all’anno, secondo le stime di un paio di anni fa) è molto forte. E’ un allarme che ora arriva dal presidente della fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri. Da anni la fondazione si occupa di studiare l’andamento del fenomeno della criminalità organizzata in Toscana. Calleri, ieri durante una conferenza stampa a Firenze, ha posto l’attenzione sull’impatto sulla sicurezza che ha la crescente presenza della criminalità nigeriana e cinese nella piana.

"Quanto sta succedendo all’interno del mondo criminale cinese va seguito con la massima attenzione – ha detto ieri Calleri –. Il rischio maggiore è quello di trovarsi di fronte a una evoluzione ulteriormente peggiorativa della attuale guerra delle grucce che può trasformarsi in una vera e propria guerra di mafia".

Nello specifico, analizza Calleri, "ritengo, anche grazie alle numerose operazioni delle forze dell’ordine che si sono susseguite negli anni, che il triangolo Firenze-Prato-Osmannoro sia il punto di riferimento principale dell’organizzazione criminale cinese che si sviluppa da Milano alla Sicilia, con terminazioni pure in Europa".

Un aspetto che era già emerso con la famosa inchiesta sulla mafia cinese, chiamata "Chinatruck", il cui processo è ancora in corso. L’inchiesta della Dda aveva evidenziato come esistesse una organizzazione criminale di tipo verticistico che tentava di imporsi nel settore del trasporto su gomma che da Prato (o più in generale dall’Italia), era diretto verso l’Europa. Una organizzazione che avrebbe avuto il suo centro proprio a Prato. Indagini simili, come quella sulla cosiddetta "guerra delle grucce", sono tutt’ora in corso alla Dda, a dimostrazione come la criminalità organizzata cinese abbia ancora i suoi tentacoli in città.

Sul tema, ieri, è intervenuta anche la deputata pratese di Fratelli di Italia, Chiara La Porta. "In questo 19 luglio, che 32 anni fa fu il giorno in cui la mafia strappò la vita al giudice Paolo Borsellino, facciamo ancor più nostro il grido d’allarme della Fondazione Caponnetto sulla piaga che i clan nigeriani e cinesi rappresentano nel tessuto sociale ed economico delle città di Firenze e Prato. E proprio il neo procuratore di Prato, Luca Tescaroli, pochi giorni fa, ha ben spiegato quanto la criminalità cinese non solo sia un fenomeno la cui ampiezza non si è ancora del tutto compresa, ma anche quale ne sia il livello di pericolosità, da combattere con scelte appropriate. Si tratta di forme di criminalità organizzata ormai endemiche, radicate, di fronte alle quali è più che mai fondamentale, insieme, non abbassare la guardia".

L.N.