Mafia, racket e violenza. L’allarme di Tescaroli “Qui elevata criminalità: Serve una sede Dda”

La relazione del procuratore inviata al Ministero dell’Interno e della Giustizia. “In città e in provincia pericolosità che non è stata adeguatamente compresa”

Il pm Luca Tescaroli (Ansa)

Il pm Luca Tescaroli (Ansa)

Prato, 24 ottobre 2024 – Aggressioni, incendi, intimidazioni, minacce, lesioni, sfruttamento del lavoro. Violenze di ogni genere (per non parlare delle infiltrazioni mafiose calabresi e campane o del racket delle grucce) che nell’ultimo anno sarebbero aumentate. E’ quanto sostiene il procuratore Luca Tescaroli che ha pubblicato sul sito della procura di Prato una relazione di 11 pagine, indirizzata al Ministero dell’Interno e della Giustizia, per rispondere all’interrogazione presentata dalla deputata di Fratelli di Italia Chiara La Porta (e sottoscritta dal collega Francesco Michelotti) sulla necessità – visti gli ultimi eventi di cronaca – di istituire una sede della Dda (direzione distrettuale antimafia) alla procura di Prato. Una richiesta forte che il procuratore sembra condividere. “Prato è un polo industriale di proporzioni significative – scrive Tescaroli – in ambito nazionale ed è, al contempo, crocevia sempre più importante di flussi migratori, affaristici, economici e criminali”. Il procuratore elenca le ultime vicende violente partendo dall’aggressione subita da alcuni operai della confezione “Lin Weidong” a Seano in sciopero e a due sindacalisti dei Sudd Cobas, che appoggiavano la protesta. Ma gli episodi elencati e risalenti agli ultimi tre-quattro anni sono tantissimi e dimostrano come a Prato sia in corso una vera e propria faida (a cominciare da quella delle grucce).

“Prato e la sua provincia – prosegue il procuratore – sono caratterizzate da una complessità e da una pericolosità criminale che non sono del tutto note e non adeguatamente comprese. Complessità e pericolosità che si sono acuite nell’ultimo anno e che richiederebbero organici di magistratura e appartenenti alle forze dell’ordine ben più consistenti di quelli esistenti per contrastare tali fenomeni”. A questo proposito Tescaroli punta il dito contro la scopertura di organico del tribunale: in procura manca un sostituto (sono nove pm più il procuratore) e auspica “la creazione di una direzione distrettuale antimafia a Prato” o quantomeno di una sezione della Dda, come hanno chiesto La Porta e Michelotti. “Purtroppo l’attuale assetto del tribunale penale di Prato – annota Tescaroli – ha visto la riduzione dei colleghi, per il trasferimento di alcuni giudici e per il pensionamento del presidente, una riduzione dei collegi che sono passati da tre a uno, e il congelamento di alcuni ruoli dei giudici monocratici”. Novità che vanno a gravare su una situazione già difficile di per sé con la conseguenza che “di un effetto ’imbuto’ sui processi”. “Il tempo medio di fissazione delle udienze monocratiche tra la richiesta e la prima udienza è di 973 giorni, oltre due anni e mezzo. Tempo che è destinato ad aumentare”, conclude Tescaroli.

La situazione difficile in cui versa il tribunale di Prato (nota da oltre 10 anni) pesa ulteriormente su una realtà complessa come quella di Prato. Nella relazione il procuratore ripercorre gli ultimi episodi violenti senza tralasciare di menzionare i due grandi processi, Money Transfer e ChinaTruck, e l’esistenza di una banca cinese. Ecco solo alcuni esempi. La spedizione punitiva contro gli operai in sciopero di fronte alla Dreamland nell’ottobre 2021; le minacce, con pistole, a un imprenditore cinese seguite dall’incendio della sua auto nel piazzale della ditta (5 agosto 2022); il tentativo di estorsione nei confronti di un imprenditore per imporgli un acquisto di grucce (aprile 2024); due aggressioni a luglio scorso nei confronti di due imprenditori nel settore della logistica; il tentato omicidio di un altro cinese nel locale Number One (luglio 2024) seguito dall’arresto dei quattro aggressori (caso legato alla guerra delle grucce); l’incendio all’azienda di logistica in via Nottingham (luglio scorso); l’incendio di un’auto in un parcheggio con tanto di intimidazione consistita nel ritrovamento di una bara (primo ottobre scorso).

Laura Natoli