REDAZIONE PRATO

Mai più scarti tessili nei sacchi neri, una macchina li renderà riutilizzabili

Tecnotessile brevetta una innovativa forma di riciclo delle varie fibre

Il questore Filippo Cerulo

Prato, 11 dicembre 2015 - Sono stati gli antichi cenciaioli pratesi ad insegnarci che dei cascami tessili non va gettato via niente, perché tutto può essere riutilizzato e riciclato. Per anni, l’attività di recupero è stata resa possibile grazie all’industria meccanotessile del distretto attraverso o sviluppo di macchinari sempre più all’avanguardia. Oggi, invece, il problema è che gli scarti mediamente prodotti dalle confezioni cinesi, mischiando fibre di diversa natura, complicano le possibilità di riciclo tradizionale.Anche per questo troviamo sempre più spesso sacchi pieni di scarti tessili lasciati per strada o nei cassonetti, oppure ammassati in discariche abusive a cielo aperto. Un problema aperto che ferisce la città sia dal punto di vista ambientale che da quello economico produttivo perché per tradizione del tessile nulla è definito rifiuto, tutto può essere recuperato.

Il problema dell’abbandono dei sacchi neri da parte dei cinesi potrebbe essere risolto con il nuovo brevetto di Next Technology Tecnotessile, il centro di ricerca pratese che da decenni si occupa di ricerca e nalla fattispecie punta a realizzare un processo di riciclo ecocompatibile attraverso la separazione degli scarti, per favorirne il recupero e il riutilizzo in altri settori. «Si tratta di una forma di riciclo innovativa, sviluppata con la collaborazione della Dell’Orco & Villani e di altri partner pratesi, che differisce dal riciclo tradizionale svolto in passato – spiega Solitario Nesti, direttore di Tecnotessile – Grazie a questa tecnologia nei rifiuti tessili riusciamo a separare le fibre naturali da quelle sintetiche, ricavando materiali nobili come il polimero da riutilizzare nel mondo della plastica, oppure lana, cotone, seta e viscosa da reimpiegare nella produzione tessile con varie destinazioni: dall’abbigliamento alle applicazioni tecniche, fino alla pannellatura per isolanti».

E il progetto, dopo varie sperimentazioni in laboratorio, è già pronto a decollare: «Abbiamo messo a punto un processo industrializzabile e abbiamo già ricevuto richieste da aziende private e municipalizzate che hanno manifestato interesse al nostro progetto – commenta Nesti – Crediamo che il problema dei sacchi neri possa essere risolto con una nuova forma d’impresa che possa creare catene virtuose di riutilizzo di materiali tessili e coinvolgere così l’intero distretto».

ma anche le aziende cinesi hanno cominciato ad interessarsi alla possibilità di rigenerare i cascami anziché confinarli nella categoria dei rifiuti e liberandosene peraltro evadendo le imposte. Pare infatti che alcune confezioni si stiano organizzando per riempire interi container con scarti tessili da mandare in Cina e riutilizzare una volta giunti a destinazione. Ma evidentemente non tutto finisce nei container, anche perché, ancora troppo spesso, i sacchi neri vanno a riempire i cassonetti o, peggio ancora, in mezzo alle strade del Macrolotto o al parco delle Cascine.