Maliseti piange il partigiano "Giorgino" Macrì

Giorgio Macrì, partigiano e infermiere, è scomparso a 94 anni a Prato. Salvò macchinari tessili dai nazisti durante la guerra e dedicò la vita alla libertà e al volontariato. La comunità di Maliseti lo piange.

Prima operaio, poi infermiere ma soprattutto "staffetta" partigiana vista la sua giovane età in tempo di guerra. Maliseti ieri ha perso Giorgio Macrì, 94 anni e questa notizia ha destato molta tristezza perché a lui tutti erano affezionati. Macrì, originario di Vibo Valentia, arrivò a Prato nel 1943 con la famiglia ed entrò a lavorare come operaio al Fabbricone. Poco dopo si adoperò con gli operai e le operaie per salvare i macchinari tessili che i nazisti intendevano distruggere: li smontarono pezzo per pezzo e li trasportarono dai contadini in provincia di Pistoia ma li nascosero anche nei fienili e nelle sagrestie per rimontarli alla fine della guerra. Giorgio si salvò dal rastrellamento dei tedeschi e si rifugiò prima a Pavana e poi Sambuca Pistoiese dove iniziò a fare la staffetta. Finita la guerra tornò a Prato, riprese gli studi e diventò infermiere, lavoro che ha svolto per molti anni. Macrì ha portato la testimonianza della guerra e della lotta partigiana in tante scuole dove "andava a spargere il seme della libertà" come qualcuno ricorda.

Il partigiano "Giorgino" ha ricevuto riconoscimenti dal Comune di Prato e dall’Anpi e il Giglio della Liberazione dal Comune di Firenze. Macrì ha dedicato molte energie anche al volontariato, alla Pubblica Assistenza L’Avvenire dove ieri è tornato: è esposto alle cappelle in via San Jacopo e il funerale sarà domani alle 10,30 nella chiesa di San Giovanni Battista a Maliseti. "Giorgio – dice Giovanni Mosca, presidente del circolo Arci Quinto Martini di Maliseti – era una persona perbene, faceva parte di quegli uomini che hanno contribuito a cambiare l’Italia, lottando per la libertà. Ma soprattutto ci lascia un grande amico. La comunità di Maliseti si stringe alla figlia Clara e ai suoi nipoti". Cordoglio è stato espresso anche da Simone Calamai, presidente della Provincia, che si stringe attorno all’Anpi, che lo ricorda così sulla sua pagina Facebook: "I suoi racconti poi, come dimenticarli: brandelli di vita, belli ma anche tragici, in cui trascinava tutti dentro con quel suo modo di narrare che incantava".

M. Serena Quercioli