SILVIA BINI
Cronaca

E’ caos mascherine: scuole senza soldi per lo smaltimento. "Ci abbiamo fatto tende"

Prato, al Marconi un utilizzo fantasioso in attesa di trovare un modo per eliminarle, al Dagomari scatoloni in giardino per giorni. Le aziende specializzate chiedono dagli 800 ai 2000 euro

Lo scantinato di una scuola superiore strapieno di scatoloni di mascherine

Prato, 6 maggio 2023 – Da presidio sanitario obbligatorio per difendersi dal virus a rifiuto speciale da smaltire. Le mascherine tanto utili in tempo di pandemia oggi sono un problema. Un bel problema per gli istituti scolastici che si trovano a corto di risorse, ma obbligati allo smaltimento. La questione più spinosa riguarda proprio i costi: trattandosi di rifiuti speciali è necessario avvalersi di ditte ad hoc che offrono servizi, ma a costi elevati. Le cifre oscillano da 800 a oltre 2000 euro a seconda del quantitativo. Spese in più che ricadono sui bilanci già magri delle scuole. Migliaia di presidi sanitari che finiranno nell’inceneritore, inviate in tempo di Covid alle scuole dal ministero nonostante gli stessi dirigenti scolastici chiedessero di non farlo.

Troppe le mascherine nei magazzini a fronte di un utilizzo scarsissimo. Anche perché le mascherine inviate all’epoca dal governo erano di bassa qualità, praticamente inutilizzabili tanto che sono rimaste nei magazzini delle scuole che adesso si ritrovano con un problema in più da risolvere. "Ho chiesto più volte di non ricevere le mascherine, ma le mie richieste sono cadute invano", spiega Claudia Del Pace dirigente del Dagomari. "Si tratta di quelle bianche che avevano problemi con gli elastici quindi i ragazzi non volevano utilizzarle. Prima di gettarle abbiamo invitato le associazioni del terzo settore a venirle a prendere, ma la maggior parte dei presidi è rimasta qui, così abbiamo stoccato gli scatoloni nel piazzale della scuola in attesa che la ditta incaricata venga a ritirarli. Ma i costi sono salati".

Al Dagomari, che sarà oggetto di una importante ristrutturazione, c’è infatti anche il problema degli spazi tanto che decine di scatoloni pieni di migliaia di mascherine sono rimasti per giorni nel giardino della scuola e solo ieri ritirati dalla citta incaricata. "Non abbiamo un magazzino né spazi dove tenere il materiale", aggiunge la preside. "Vale lo stesso per il gel disinfettante che è scaduto e che quindi non può più essere utilizzato e va smaltito con costi elevati". 

Al Marconi la fantasia è andata in aiuto della scuola: alcune mascherine inutilizzate sono diventate delle tende parasole. Quando si dice l’ingegno.

"Abbiamo scatoloni pieni di presidi di protezione da smaltire e ormai scadute, mi hanno chiesto delle cifre folli che adesso non posso permettermi di spendere – spiega il dirigente Paolo Cipriani –. Sono in attesa di preventivi più economici, una ditta fuori regione potrebbe fare al caso nostro, ma ha tempi più lunghi. Intanto i ragazzi delle prime classi hanno fatto un laboratorio creando con le mascherine inutilizzate delle tende per la scuola, qualcosa dovevamo inventarci. Il problema è che si tratta di materiale particolare che non possiamo stoccare in grande quantità a scuola, eppure avevo chiesto al ministero di non inviarne più anche perché erano mascherine di bassa qualità, che gli studenti non hanno mai voluto indossare".

Il problema riguarda indistintamente tutte le scuole: gli istituti pratesi sono sommersi da scatoloni di presidi sanitari scaduti che devono essere gettati via come rifiuti speciali con costi altissimi, a carico delle stesse scuole. In media la tariffa oscilla fra gli 800 euro e i 2000 a seconda del quantitativo, soldi che fanno la differenza.