REDAZIONE PRATO

Maxi frode fiscale. Sequestrati 71 milioni. Il blitz con l’elicottero

Perquisizione in quattro società nel pratese, fra cui la Acca di Seano, e una a Sesto. Le società importavano le merci dalla Cina eludendo il pagamento dell’Iva che veniva scaricata su società fantasma. Nei guai coppia di cinesi.

L’operazione della Guardia di finanza alla «Acca» di Seano

L’operazione della Guardia di finanza alla «Acca» di Seano

Il gioco delle scatole cinesi. Diversi prestanome (spesso i soliti per più ditte), la merce che arriva dalla Cina passando da altri stati europei in modo da non pagare l’Iva e le ditte "apri e chiudi". Lo schema "classico" già visto nel distretto parallelo pratese ma che ieri ha portato alla controffensiva da parte della Procura Europea, sede di Roma, che ha chiesto (e ottenuto dal gip di Firenze) un ingente sequestro, per equivalente, di ben pari a 71 milioni di euro. Cifra che corrisponde all’Iva evasa dalle 29 società che facevano capo a 17 persone fisiche, 13 cinesi e quattro italiani (fra cui due professionisti, uno di Roma e uno di Napoli). Delle 29 società quattro si trovano nel pratese e una a Sesto Firorentino. I sequestri e le perquisizioni sono scattati a carico non solo dei titolari di fatto delle aziende ma anche dei prestanome, il più delle volte i soliti per più ditte.

Il blitz della guardia di finanza è scattato ieri mattina all’alba con l’elicottero che ha sorvolato la zona industriale di Seano (Carmignano) e il Macrolotto pratese. A Seano è stata perquisita la "Acca" di via Copernico dove due settimane fa vi fu l’attacco incendiario con il pacco bomba. episodio che però non sarebbe collegato all’operazione di ieri.

Le altre società si trovano a Roma. Sono state perquisite e sequestrate anche diverse abitazioni fra Prato e Firenze.

Agli indagati sono contestati, a vario titolo, l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerosi reati tributari e all’abusiva attività finanziaria. L’importo oggetto di sequestro è corrispondente all’imposta sul valore aggiunto che sarebbe stato evaso dall’associazione attraverso le 29 aziende utilizzate per commettere un’ampia frode fiscale nell’importazione di beni dalla Repubblica Popolare Cinese.

Il sequestro arriva in seguito alle indagini, dirette dalla Procura Europea di Roma, ed eseguite dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma e dal 2° nucleo operativo metropolitano di

Firenze, dalle quali è emerso "un progetto criminoso orchestrato principalmente da imprenditori di origine cinese perfettamente integrati nel tessuto economico e sociale italiano", spiegano le Fiamme gialle. Al vertice della struttura figurava una coppia di

coniugi cinesi che, attraverso numerose società e professionisti compiacenti, riusciva a introdurre sul mercato italiano beni di provenienza cinese (capi di abbigliamento, calzature, borse ed accessori vari) fatti arrivare attraverso altri Stati membri dell’Unione Europea, in completa evasione dell’Iva.

Il meccanismo, già emerso dalle inchieste della procura pratese, ha accertato che la frode si basava sull’abuso del "regime doganale 42", che consente l’immissione in libera pratica in uno Stato UE, senza il pagamento dei dazi doganali e dell’Iva, dei beni destinati a essere consumati in un altro Stato membro. La merce cinese veniva “sdoganata” principalmente in Bulgaria, Ungheria o Grecia, e poi trasferita negli hub logistici in Italia, per la successiva commercializzazione. Dal punto di vista documentale, la merce subiva invece varie cessioni intracomunitarie tra operatori fittizi, accompagnate da fatture per operazioni inesistenti. I documenti di trasporto facevano il giro di mezza Europa, la merce arrivava direttamente in Italia.

Per evitare controlli da parte delle Dogane, le società terminavano il loro ciclo vitale in un lasso di tempo molto breve (circa 2 anni, le ditte apri e chiudi in sostanza), per essere poi sostituite da altri soggetti economici appositamente creati dal sodalizio per proseguire lo schema di frode.

L.N.