Si è concluso con quindici patteggiamenti e la disposizione di restituzione di 1.951.400 euro all’Estar, l’Ente di supporto tecnico regionale, il processo partito dall’inchiesta sulla maxitruffa di mascherine anticontagio, scoperta nel giugno 2020 grazie a un’attività svolta dagli ispettori dell’Asl e a un’indagine coordinata dai pm Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli e condotta dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. Il giudice Alberto Lippini ha accolto la richiesta di patteggiamento sia dei titolari dell’azienda a conduzione cinese YL che si era aggiudicata la commessa da 93 milioni di mascherine con la Regione Toscana - si tratta dei fratelli Alessandro e Marco Hong - sia dei confezionisti (che impiegavano manodopera clandestina) a cui la ditta aveva dato la produzione in subappalto, contravvenendo però in questo modo alle regole del contratto. L’indagine era scaturita dall’emersione dello sfruttamento di operai irregolari, impiegati nella produzione di dispositivi individuali durante il lockdown. I capi di imputazione andavano dalla frode nella pubblica fornitura, alla truffa aggravata ai danni di Estar, alla tentata truffa ai danni della presidenza del Consiglio (ricordiamo che la seconda maxicommessa era stata affidata al Gruppo YL dalla presidenza del Consiglio dei ministri con 7 milioni di mascherine da distribuire alla protezione civile), dall’impiego della manodopera clandestina allo sfruttamento del lavoro. Dall’indagine era emerso che le mascherine non rispondevano ai criteri di qualità richiesti dalla legge, oltre ad essere confezionate in subappalto, formula non previsto dal contratto. In particolare, raccontarono gli investigatori, quelle mascherine avevano uno dei tre veli di cui erano composte fatto di materiale più scadente rispetto a quanto richiesto dal capitolato d’appalto. Quindi costavano meno al produttore - al quale venivano così garantiti maggiori guadagni - e avevano una efficienza filtrante battericida inferiore a quella pattuita contrattualmente. Per di più i dispositivi di protezione erano prodotti da operai irregolari. I fratelli titolari della YL sono stati condannati a un anno e 10 mesi. Per tutti gli altri coinvolti nella maxi truffa i patteggiamenti vanno da un minimo di un anno e due mesi a una massimo di due anni.
E’ stato accolto il patteggiamento di chi è risultato imputato per il 603 bis (sfruttamento del lavoro): in questo caso la pena è pari a 2 anni di reclusione. Il Gruppo YL è rientrato nel patteggiamento: alla società è richiesto di corrispondere una sanzione di 10.400 euro. Infine, dei 2 milioni di euro confiscati alla YL, il giudice ha disposto la restituzione di 1 milione e 951.400 euro ad Estar.
Sa.Be.