
Francesco Marini, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord, non nasconde la sua preoccupazione per l’innalzamento delle percentuali dei dazi americani
Prato, 5 aprile 2025 – I dazi Usa soffiano venti di tempesta su moda e meccanotessile pratesi. Dopo il primo choc, gli imprenditori pratesi guidati dal consueto pragmatismo sono scesi nel dettaglio di quanto la ’svolta commerciale’ possa danneggiare la tenuta del sistema. Il 9 aprile i nuovi dazi aggiungeranno il 20% alle tariffe attuali, mentre da oggi, saliranno di un +10%. Nel caso del tessile, i filati cardati o pettinati a maggioranza lana subivano prima degli aumenti un dazio del 6%, che andrà al 26%; più pesante il risultato finale dei tessuti cardati o pettinati a maggioranza lana, che già avevano un dazio del 25% e che raggiungeranno quindi il 45%. Confezioni tessili come le sciarpe arriveranno a seconda delle tipologie a dazi finali dal 22% al 31,7%. Molto differenziata la situazione per i capi di abbigliamento: si va da tipologie che finora non erano gravate da nessun dazio e arriveranno ’solo’ al 20% ad altre che sfioreranno il 35%.
Francesco Marini, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord, non nasconde la sua preoccupazione allargando lo sguardo a quello che accadrà nei “paesi dell’estremo oriente oggi spesso destinatari delle commesse dei brand americani: paesi dai quali i brand stessi devono poi importare i capi finiti. La Cina andrà a +34%, il Vietnam a +46%, la Cambogia a +49%”. Ad avere la meglio nazioni come la Turchia, “forte nel tessile, a cui i dazi sono limitati al 10% a scapito delle nostre produzioni tessili”. Per Marini gli effetti indiretti “rischiano di essere più pesanti di quelli che si potrebbero ipotizzare sulla base della quota di export tessile pratese diretto verso gli Usa, che è al 6% per i tessuti e inferiore al 2% per i filati. Il rischio è che gli ordini si riducano per una contrazione della domanda americana. I brand statunitensi sembrano non tutti in consonanza con Trump, come rivelano le dichiarazioni della United States Fashion Industry Association”.
Allarme rosso anche per il meccanotessile pratese per cui il mercato statunitense è uno fra i più importanti “con il 17% sul totale delle esportazioni – afferma Massimo Luchetti, coordinatore del gruppo Meccanotessili della sezione Metalmeccanica di Ctn –. Esportiamo verso gli Usa macchinari per la produzione e il finissaggio dei tessuti non tessuti. I dazi sulle macchine tessili erano finora a quota zero o al massimo di pochi punti percentuali. Era come riconoscere l’importanza dell’importazione di macchine che qualificavano il tessile americano. E’ prevedibile che si creerà una frattura temporale fra il momento in cui andranno a regime i nuovi dazi e quello in cui la meccanica Usa potrebbe essere in grado di soddisfare le esigenze locali. Sempre che non si verifichi un passo indietro degli Usa. Un segnale potrebbe essere il fatto di non aver caricato i chip dei dazi. Ciò avrebbe minato lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dell’elettronica nazionale”.
Sara Bessi