Prato, 28 maggio 2021 - Sono tanti, e tutti delicatissimi, i fronti sui quali si sta muovendo la Procura di Prato che indaga sulla morte di Luana D’Orazio. Il primo fronte riguarda la decifrazione dei dati della scatola nera dell’orditoio che ha ucciso l’operaia ventiduenne.
Il secondo fronte riguarda l’interrogatorio del manutentore indagato insieme alla titolare dell’azienda, che avverrà nei prossimi giorni. Il terzo fronte riguarda la verifica sul rispetto delle norme antinfortunistiche, che passerà anche attraverso l’esame approfondito dell’abbigliamento che la giovane mamma indossava lo scorso 3 maggio mentre stava lavorando nell’Orditura Luana, a Oste di Montemurlo.
Partiamo dalla scatola nera del macchinario, prelevata dopo che mercoledì l’orditoio è stato riassemblato e riattivato alla presenza dei periti nominati da tutte le parti coinvolte nella vicenda. Dopo le iniziali difficoltà nel rimettere in funzione l’orditoio, i periti hanno potuto vedere il macchinario in azione. Una prova importante, che ha prodotto alcune conferme alle ipotesi avanzate dagli investigatori.
Come già verificato con l’orditoio gemello presente nella stessa azienda, anche in quello affidato a Luana D’Orazio sono risultati disattivati i dispositivi di protezione. Ad esempio, la saracinesca di sicurezza è rimasta sempre alzata nonostante il macchinario fosse in funzione. Un’evidenza che rafforza l’ipotesi di reato contestato dalla procura sia alla titolare dell’azienda, Luana Coppini, che al manutentore Mario Cusimano.
Sicuramente la scatola nera, una volta decrittata dai periti grazie all’aiuto dei tecnici della ditta tedesca Karl Mayer costruttrice dell’orditoio, potrà fornire dettagli in più sulla fase di lavorazione in cui in cui si trovava il macchinario affidato a Luana nel momento in cui l’operaia è stata agganciata e schiacciata dai rulli attorno ai quali si avvolge il filato.
Una verifica che avverrà, appunto, con il supporto dei tecnici dell’azienda costruttrice, anche se ancora non si sa se si svolgerà in Germania oppure se tutte le operazioni saranno espletate in Italia. Fatto sta che le informazioni che ne usciranno potrebbero risultare preziose per ricostruire quali siano stati i comandi trasmessi al macchinario in quella maledetta mattina del 3 maggio, ma anche quale fosse la fase di lavorazione al momento dell’incidente e quali siano le tracce degli interventi di manutenzione ed eventuali modifiche. E’ probabile che i periti torneranno nell’azienda di Oste, ma ancora non se ne conosce il giorno.
C’è un altro dettaglio, infine, sul quale gli inquirenti stanno ponendo attenzione ed è quello relativo all’abbigliamento indossato dalla giovane operaia il giorno in cui è stata risucchiata e stritolata dall’orditoio. La procura sta eseguendo una serie di accertamenti sull’abbigliamento di Luana.
Al di là del funzionamento della macchina tessile a cui era addetta, i magistrati vogliono infatti capire se siano state rispettate le cautele anti-infortunistica il cui rispetto è deputato alla proprietà dell’azienda. In particolare gli investigatori vogliono capire se i vestiti indossati al momento dell’incidente della 22enne abbiano potuto contribuire al suo trascinamento all’interno del macchinario.