LAURA NATOLI
Cronaca

Muore dopo aver preso la tachipirina, indagati il medico e l’infermiera

La paziente era allergica al paracetamolo come indicato nella cartella clinica. Il gup ha respinto per due volte la richiesta di archiviazione della Procura. "Contraddizioni nella relazione del consulente"

Medici (foto di repertorio)

Medici (foto di repertorio)

Prato, 13 gennaio 2023 - È morta dopo che le era stato somministrato un farmaco, il paracetamolo, anche se nella cartella clinica era specificato a chiare lettere che era allergica a quel principio attivo. La donna è morta in ospedale il 6 luglio 2021 e i familiari hanno sporto denuncia. Per ben due volte la Procura ha chiesto l’archiviazione non rinvenendo, sulla base della perizia tecnica, nessun collegamento fra la somministrazione del farmaco e il decesso. La conclusione della Procura ha trovato, però, la dura opposizione delle parti offese, assistite dagli avvocati Simone Calzolai e Chiara Berti, che hanno chiesto che il procedimento non venisse archiviato. L’opposizione è stata accolta dal gup Marco Malerba che ha rinviato gli atti in Procura disponendo di riformulare il capo di imputazione nei confronti del medico che prescrisse il paracetamolo e dell’infermiera che fisicamente somministrò il medicinale alla donna. Per entrambi l’accusa è di omicidio colposo.

Il calvario della donna, affetta da svariate patologie pregresse, ha inizio nel maggio del 2021 quando viene ricoverata in ospedale per una polmonite. La signora rimase ricoverata fino al 23 giugno quando venne trasferita in una struttura socio-sanitaria dove doveva continuare la terapia antibiotica. Il giorno successivo, il medico di turno della rsa le prescrive una tachipirina che le viene somministrata dall’infermiera nonostante nella cartella clinica fosse stato scritto che era allergica al paracetamolo.

Da quel momento le condizioni della paziente cominciarono a peggiorare finché il 2 luglio fu portata nuovamente al pronto soccorso. Quattro giorni dopo è morta. I medici dell’ospedale avevano notato come la signora avesse un’eruzione cutanea su gran parte del corpo che faceva pensare a una "sospetta sindrome di Lyell". Le conclusioni del perito della Procura però non indicavano nella sindrome la causa del decesso che, invece, doveva essere attribuito alle condizioni generali di salute della paziente. Il giudice ha ritenuto che nella perizia tecnica fossero presenti svariate contraddizioni, prima fra tutte il fatto che il perito non avesse indicato quali delle patologie pregresse avesse causato la morte della donna le cui condizioni di salute erano comunque "stazionarie" prima di assumere la tachipirina.

Il consulente tecnico, aggiunge il giudice, "si contraddice" quando cita l’agenzia del farmaco statunitense (Fda) che da poco aveva inserito il paracetamolo tra i fattori scatenanti della sindrome di Leyll, e sottolinea come uno studio del Ministero della Salute mettesse in evidenza il fatto che la sindrome potesse rivelarsi letale in pazienti affetti da altre patologie. La conclusione, però, è sempre la stessa: morte per patologia pregressa. Contraddizioni che hanno portato il giudice ha rinviare gli atti in Procura e a non disporre l’archiviazione neppure nei confronti dell’infermiera che era sì una "mera esecutrice degli ordini del medico", scrive, ma era sufficientemente formata per leggere una cartella clinica.