Prato, 11 dicembre 2024 – “Ogni volta che sento di tragedie simili il dolore torna fuori più forte di prima. Lunedì pomeriggio non ho fatto a tempo a spegnere il televisore mentre c’era il telegiornale. Il mio nipotino di quasi 9 anni ha sentito dei morti a Calenzano e mi ha detto ’Nonna, vai e grida più forte di prima: basta morti sul lavoro’”. Emma Marrazzo torna a esprime il suo dolore per le persone che hanno perso la vita nella tragica esplosione avvenuta lunedì mattina al deposito di carburante Eni. Per Emma è come se sua figlia, Luana D’Orazio (l’operaia di appena 22 anni, madre di un bimbo che all’epoca aveva cinque anni e mezzo, stritolata dall’orditoio a cui stava lavorando la mattina del 3 maggio 2021), venisse uccisa nuovamente. In questi tre anni e mezzo dalla scomparsa di Luana, Emma ha portato avanti una coraggiosa battaglia perché venisse approvata una nuova legge sull’omicidio sul lavoro, e una campagna sulla sicurezza sul lavoro.
Emma, ci risiamo a parlare di morti sul lavoro.
“Non finiremo mai. Ma quando se ne accorgeranno? Quando decideranno di fare qualcosa per fermare questa strage? Sono vicina ai familiari delle vittime. So cosa stanno provando. So come ci sente. E so che dopo sarà peggio. La vera condanna è per quelli che restano, non per i responsabili”.
Suo nipote, il figlio di Luana, ha capito quello che è accaduto?
“Sì, purtroppo. Compirà 9 anni a fine dicembre ma ha sentito in televisione dell’esplosione, dei morti e dei feriti. Stava giocando con Alberto (ex fidanzato di Luana, ndr) si è girato verso di me e mi ha detto: ’Nonna, grida forte, di’ a tutti di smetterla con questi morti sul lavoro’. Siamo rimasti tutti paralizzati. Gli ho spiegato che è da tanto tempo che lo faccio e lui mi ha risposto: ’Grida ancora più forte’. Sa benissimo quello che è successo alla mamma”.
Lei ha portato avanti la battaglia per il riconoscimento dell’omicidio sul lavoro, per inasprire le pene nei confronti di chi non lavora rispettando le regole. Ha più saputo nulla?
“Tutto fermo. Abbiamo raccolto le firme, ma nonostante l’interessamento di diversi parlamentari, si è tutto arenato. In compenso hanno messo la patente a punti per le aziende, come quella delle macchina. Vorrei sapere: nel caso di Calenzano quanti punti si perde? Quale patente daranno?”.
Continuerà a lottare?
“Certo. Non mi arrendo. Luana, suo malgrado, è diventata un simbolo delle morti sul lavoro. Vorrei che le cose cambiassero ma ogni giorno è un bollettino di guerra. Il 20 dicembre sarò a Bologna, alla Fondazione Carisbo, per l’inaugurazione di una mostra sugli infortuni sul lavoro. Vado avanti, lo faccio per mia figlia e per mio nipote”.