Due anni fa, il 10 marzo 2020, le inalazioni dei fumi da combustione dell’incendio divampato nell’appartamento della palazzina dell’Epp in cui viveva con il fratello e la cognato lo portarono alla morte. Oggi il pubblico ministero Carolina Dini ha chiesto al giudice per le indagini preliminari l’archiviazione del procedimento contro ignoti per le ipotesi di reato di omicidio colposo e di incendio ai danni del Comune (l’Epp è a totale partecipazione pubblica). "E così con ogni probabilità, nessuno sarà chiamato a rispondere penalmente della tragica morte di Antonio Cecchi, l’operaio pratese di 69 anni in pensione, disabile, deceduto tragicamente nell’incendio che ha devastato l’appartamento dove viveva con il fratello Lamberto e la cognata, al primo piano di una palazzina dell’Edilizia Pubblica Pratese in via Andrea da Quarata". La segnalazione arriva dallo Studio3A-Valore Spa, società specializzata nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, a cui il fratello e la cognata della vittima si sono rivolti, attraverso il consulente legale Massimiliano Bartolacci. La società ora sta studiando il corposo fascicolo penale delle indagini preliminari insieme all’avvocato Alessandra Burchi, del foro di Pisa, per valutare se ci siano gli estremi per predisporre un’opposizione alla richiesta di archiviazione. Ma non è questo l’unico risvolto dal sapore amaro di una tragedia che colpì tutta la città e interessato in prima persona i familiari del pensionato che in quella circostanza perse la vita. Lamberto Cecchi e la moglie da quel 10 marzo 2020 "hanno avuto una vita stravolta, il Comune li ha sistemati in un monolocale vecchio, inadeguato e fatiscente e le loro innumerevoli richieste di aiuto ai servizi sociali sono cadute per lo più nel vuoto", spiegano ancora dallo studio legale. Di recente l’atesa svolta con l’assegnazione di un nuovo alloggio, "più consono". Finalmente, ma c’è un però, perché l’alloggio è più consono "ma vuoto, e i due anziani coniugi, in ristrettezze economiche, non hanno i mezzi per arredarlo", raccontano.
C’è ancora di più: "Quasi tutto quello che possedevano è andato distrutto dall’incendio e quel poco che si è salvato è sparito per mano di ’sciacalli’ dopo che l’immobile è stato dissequestrato e sono stati tolti i sigilli". Un risvolto davvero incredibile, per il quale "la loro speranza è che quanto meno, dopo tutto quello che hanno passato, dal municipio si mettano una mano sulla coscienza e diano loro qualche risposta", concludono dallo Studio 3A-Valore. Dopo la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Prato si deve ora attendere la decisione del gip. Mentre sul versante sociale, i coniugi Cecchi fanno sapere di aspettare l’aiuto concreto da parte delle istituzioni. Ne hanno bisogno per andare avanti.