
L'officina transennata (Foto Attalmi)
Prato, 22 giugno 2020 - Incidente mortale sul lavoro a Prato. Un uomo di 56 anni è deceduto cadendo dal tetto di una officina in cui stava eseguendo dei lavori. E' accaduto in via Goito. La chiamata ai soccorsi è delle 9.47 del mattino di lunedì. Sono intervenuti il 118 con la Pubblica Assistenza di Prato, i carabinieri, e la polizia municipale. Con loro anche la sezione prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell'Asl.
L'uomo è morto nell'officina. Da appurare che cosa sia accaduto sul tetto dell'officina e cosa abbia causato la caduta dell'uomo. La vittima è di origine albanese. Abitava a Firenze da molti anni, nella zona di Novoli. Stava sostituendo alcune tegole nel capannone dell'officina Qy, che si occupa di riparazioni auto.
C'erano infiltrazioni d'acqua dal tetto e serviva un intervento. L'operaio avrebbe messo un piede sul lucernario. Da qui la caduta. Il titolare non ha potuto far altro che chiamare il 118 ma appunto ogni soccorso è stato vano.
Via Goito è stata provvisoriamente chiusa per permettere soccorsi e rilievi. Sono intervenuti anche i vigili del fuoco che hanno realizzato delle immagini col drone che serviranno per fare chiarezza sulla dinamica. La procura ha aperto un'inchiesta.
L'ASSESSORE AL DIRITTO ALLA SALUTE SACCARDI - "Purtroppo con la ripresa di tutte le attività sono ripresi anche gli infortuni sul lavoro, anche quelli mortali. Alla famiglia dell'operaio albanese morto stamani a Prato esprimo la mia vicinanza e il mio cordoglio". Così l'assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi. "La procura ha aperto un'inchiesta e le autorità preposte verificheranno come si sono svolti i fatti - aggiunge Saccardi in una nota -. È necessario però che tutti, datori di lavoro, lavoratori, enti che controllano il rispetto delle misure di sicurezza, siano consapevoli dell'assoluta necessità di rispettare tutte le regole che consentono di lavorare in sicurezza, anche nelle situazioni a maggior rischio, come lo sono i lavori sui tetti". Per Saccardi, "finché questa consapevolezza non sarà diffusa e generalizzata e non diverrà un patrimonio comune a tutti, ci ritroveremo ancora a piangere morti sul lavoro che avrebbero potuto essere evitate".