REDAZIONE PRATO

"Follia vietare Mozart in santa Croce perché massone"

Bisi, gran maestro del Grande Oriente d'Italia: "Decisione ridicola e offensiva". "I francescani dovrebbero praticare la tolleranza verso tutti"

Stefano Bisi

Roma, 2 dicembre 2019 - «Vietare la musica di Mozart in Basilica a Firenze perché massone è follia pura». Lo afferma Stefano Bisi, gran maestro del Grande Oriente d'Italia, dopo la notizia della decisione del priore di Santa Croce di proibire il prossimo 5 dicembre il tradizionale concerto di Wolfang Amedeus Mozart in basilica in quanto ritenuto massone. «È una notizia che non passa inosservata e induce a riflettere sullo stato dei tempi che viviamo e al "sonno della ragione" che, almeno in questo caso, sembra toccare da vicino anche chi, come i francescani, dovrebbe fare della tolleranza verso tutti un continuo e infinito atto d'amore oltre che di professione religiosa. Invece il padre guardiano, avrebbe opposto un netto rifiuto al concerto dell'Orchestra da Camera Toscana, fissato per la ricorrenza della morte del grande compositore,  esclusivamente per la sua appartenenza alla Massoneria, peraltro nota da secoli», osserva Bisi.

«Escludere e vietare l'opera di Mozart nel tempio per la militanza muratoria ci pare ridicolo e persino offensivo per tutti gli "uomini di buona volontà" che amano solo e innanzitutto la grande musica classica, che non guardano con pregiudizio alcuno alle scelte fatte in vita da nessun genio, e non pensano affatto che le sue note celestiali possano nuocere all'animo di ognuno o turbare addirittura quello dei padri francescani», continua Bisi. «Continuiamo a credere nel buon senso e nella ragione, nei nostri templi echeggiano sempre tutte le musiche - anche quelle di grandi compositori non necessariamente massoni - che possono elevare lo spirito dei fratelli durante i lavori iniziatici».

Bisi conclude con un paradosso: "Se un giorno, per assurdo, dovesse emergere l'appartenenza di Michelangelo alla Massoneria, allora si dovrebbe nascondere quella meraviglia del Giudizio Universale dentro la Sistina? O, nel caso di Leonardo da Vinci, il Cenacolo a Santa Maria delle Grazie? Pensiamo che nessuno, Papa, Re o semplice, libero cittadino, arriverebbe mai a prendere una simile decisione. Eppure a Firenze è successo», è la conclusione di Bisi.