Ancora un nulla di fatto sulla sorte del Mulino Bardazzi che si trova in centro a Vaiano e che esattamente un anno fa ha chiuso i battenti. Ieri si è tenuta l’udienza per decidere sul concordato. Il giudice ha preso visione delle carte e si è riservato la decisione. Dunque serviranno ancora alcune settimane prima di sapere se il giudice darà il via libera al concordato oppure no. Era l’ottobre 2023, come fu riportato da La Nazione all’epoca, quando la proprietà decise di interrompere la produzione a causa di una serie di congiunture negative che avevano reso difficile proseguire il lavoro del Mulino: su tutte la pandemia, la guerra in Ucraina e l’impennata dei prezzi delle materie prime e dell’energia. Dopo un anno in cui i consulenti sono al lavoro, la società ha chiesto di accedere al concordato semplificato per ripianare tutti i debiti, quasi un milione di euro.
La famiglia proprietaria del Molino (che di generazione in generazione ha gestito la struttura da oltre un secolo) ha messo sul piatto anche i propri beni personali per non lasciare nessun creditore a bocca asciutta. Fra questi c’è lo stesso mulino il cui valore è stato stimato in 300.000 euro in quanto vincolato dalla destinazione d’uso.
Dopo un tentativo fallito di conciliazione con i creditori, il tribunale di Prato aveva fissato una prima udienza per la settimana scorsa. L’udienza è poi slittata fino a ieri quando il giudice si è riservato la decisione.
In questo anno in cui il mulino è stato spento, i tecnici hanno lavorato per cercare di sistemare la situazione. Nell’ambito della procedura, la famiglia si è affidata agli advisor giuridici, avvocati Simone Calzolai e Chiara Berti, e dagli advisor contabili Andrea Taddei e Paolo Faini.
L’accordo con i creditori, supervisionato da un esperto nominato dal tribunale, è sfumato soprattutto per il mancato via libera delle banche. Così è stato deciso di seguire la strada del concordato in modo da soddisfare tutti i creditori fino all’ultimo centesimo. Con la fine del Mulino Bardazzi si chiude un capitolo storico per la comunità di Vaiano e per l’associazione Gran Prato – di cui i Bardazzi erano stati colonna portante – che già era stata costretta a spostare la molitura dei grani pratesi fuori provincia a causa della concorrenza della grande distribuzione. Un prodotto di nicchia che produceva 1.500 quintali di farina all’anno destinati alle aziende del consorzio Gran Prato che purtroppo non ha retto di fronte agli stravolgimenti degli ultimi anni.