Si torna alla partenza. O quasi. Il gioco dell’oca della tormentata Multiutility della Toscana regala altre sorprese. Il campo largo versione pratese seppellisce definitivamente la possibilità di entrare in Borsa per trovare capitali pro investimenti e mette anche la parola fine al piano industriale varato dai manager di Alia su mandato di 64 Comuni della Toscana centrale nel gennaio 2023 (capofila le amministrazioni comunali di Prato, Firenze ed Empoli guidate allora da Matteo Biffoni, Dario Nardella e Branda Barnini).
E’ stato annunciato chiaramente ieri a Prato durante il convegno del nuovo centrosinistra modello Prato al cinema Terminale. La lista Sinistra Unita ha radunato esponenti del Pd (regionale, non locale, rappresentato da Alessandro Franchi della direzione toscana), del Movimento 5Stelle (con il capogruppo in consiglio comunale e coordinatore provinciale Carmine Maioriello), di Sinistra Italiana (con il sindaco di Sesto Lorenzo Falchi, membro della segretteria nazionale di Si), di Sinistra Civica Ecologista (con Daniela Lastri, vicepresidente). Con loro il professore Alessandro Volpi, docente di Storia contemporaneia all’Università di Pisa, ex sindaco di Massa, saggista (il suo ultimo libro è ‘I padroni del mondo’ e si occupa dei fondi finanziari che hanno stravolto il mercato economico globale), teorico, molto seguito a sinistra, del ripensamento radicale della holding dei servizi pubblici toscana (acqua, energia, rifiuti).
Alessandro Franchi, che ha sottolineato di parlare in nome del segretario toscano Emiliano Fossi, non solo ha ribadito che il progetto di quotare il 49 per cento è definitivamente archiviato. "Bene ha fatto il segretario Fossi a togliere l’opzione Borsa dal tavolo - ha detto Franchi - non dobbiamo buttare via tutto, ma i tempi dalla genesi alla presentazione della multiutility ad ora sono cambiati. E’ cambiato il vertice del Pd sia nazionale che regionale che locale: si deve aprire una fase politica diversa di confronto sui servizi pubblici. Ma non solo: si radica nel Pd la volontà di rispettare il referendum sull’acqua pubblica e il piano dei rifiuti regionale ci offre uno scenario diversificato secondo la progettualità portata avanti dalla Regione. Tutti elementi che ci devono portare a rivalutare e aggiornare il piano industriale presentato da Alia e dai i manager della multiutility".
Franchi ha annunciato che il Pd toscano ha intenzione di presentare un documento unitario per accordare i suoni tra partito e sindaci e che la strada è ormai tracciata: un cambiamento forte con la risorsa acqua che potrebbe rimanere fuori dal progetto Multiutility, come più volte ha ribadito Alessandra Nardini, assessora regionale, esponente della sinistra Pd che sta conducendo una battaglia per creare una società regionale per la gestione idrica. Nardini era tra il pubblico del Terminale, una presenza non casuale. Da Volpi a Falchi, da Lastri a Maioriello c’è stato un coro unanime per ribadire che i servizi pubblici devono restare tali e "non devono essere soggetti ad andamenti borsistici". E in particolare "l’acqua, quale bene comune, non può essere utilizzata per fare profitto". Come garantire gli investimenti? Discorso articolato, con diverse possibilità secondo il ’patto di Prato’: Maioriello ha citato gli hydrobond veneti, ma anche le obbligazioni e l’azionariato popolare, il sindaco Falchi ha sottolineato che il capitale che Alia deve investire deve essere ricalcolato e che i soldi si possono trovare attraverso il credito bancario, le obbligazioni oppure trattenendo i cospicui dividendi che adesso arrivano ai Comuni. Lastri si è scagliata contro i tre sindaci fondatori (Biffoni, Nardella, Barnini): "Ci hanno imposto quel tipo di Multiutility. Quel momento è finito, si cambia, ora via al vero dibattito sui servizi pubblici".
Luigi Caroppo