
Sofia Castelli
Prato, 11 gennaio 2022 - La bara bianca con le scritte a pennarello degli amici e, sopra il feretro, la foto con un grande sorriso. E in un angolo un puzzle con decine foto di ragazzi e la scritta Amici. La camera ardente di Sofia Castelli, alle cappelle del commiato della Misericordia di Prato, è meta continua di giovani e giovanissimi, sgomenti per l’amica di 23 anni, uccisa da un tumore al cervello, il glioblastoma. Lo stesso male che, tre anni fa, stroncò Nadia Toffa, giornalista de Le Iene.
Sofia Castelli si è spenta domenica nella sua abitazione, dopo due anni di battaglie, iniziate con l’intervento urgente cui venne sottoposta a Firenze Careggi la notte di Natale del 2019. Da allora, radio e chemioterapia, i miglioramenti, lei che torna al lavoro nel ristorante Fra Cipolla a Travalle di Calenzano nel quale è socia assieme ai genitori Nicola e Maria Rosa. Sofia sta meglio, prende la patente, s’innamora di Marco, il fidanzato che non la lascerà un solo istante. Si mostra sui social decisa e combattiva, lavora e si cura, si svaga e si sottopone alle terapie, che pure sono debilitanti.
«Una leonessa», la battezzano gli amici, le cugine, le zie e gli zii, i nonni che assieme a genitori e sorella la colmano di attenzioni. A gennaio 2021 da un controllo di routine, l’imprevisto. Il glioblastoma è ricomparso, in volume ridotto, si ipotizza il ‘bombardamento’ con uno speciale casco. Ma in breve tempo il male ha moltiplicato le dimensioni di ben otto volte: una recidiva talmente aggressiva da non consentire interventi e lasciare speranze per appena un anno di vita. Prognosi purtroppo avveratasi, malgrado la famiglia, unendo gli sforzi di tutti, abbia cercato cure in ogni dove, scrivendo a neurochirurghi americani, contattando associazioni che si occupano del glioblastoma.
«I medici definivano il glioblastoma come una malattia rara – spiegano i familiari – ma colpisce solo in Italia 1500 persone ogni anno. Mentre la nostra Sofia andava spegnendosi ci siamo resi conto che la nostra storia si incrociava con quella di tantissime famiglie costrette a lottare contro un cancro definito forse troppo frettolosamente ‘terminator’. Invece, lo Stato deve credere maggiormente nei trials, nei percorsi alternativi o sperimentali". Per questo la famiglia di Sofia Castelli invita a non inviare fiori, ma a devolvere offerte alla Fondazione Giovanni Celeghin, intitolata a un paziente deceduto a 41 anni, che finanzia borse di studio per la ricerca. I funerali di Sofia si svolgono oggi alla chiesa della Sacra Famiglia, con inizio alle 15.