Il senso del dono ce l’ha nelle corde fin dalla sua nascita avvenuta nel 1975, quando si formò un primo nucleo di opere nei locali attuali dell’istituto Buzzi grazie alla generosità del collezionista Loriano Bertini. Corsi e ricorsi della storia. Mezzo secolo dopo, è un’altra donazione a scrivere un nuovo capitolo per il Museo del Tessuto, da cui prende spunto la mostra "Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti", curata dalla conservatrice Daniela Degl’Innocenti. È lui, Giovanni Falletti, il mecenate generoso che ha donato all’istituzione pratese una vasta produzione di manufatti tessili di pregio comprendente 2.000 oggetti molto eterogenei tra cui 250 stampe giapponesi legate a nomi come Hokusai, Hiroshige, Utamaro, Kuniyoshi, tessuti di manifatture europee, oltre 450 fra litografie, acqueforti, xilografie e stampe (Dürer, Van Leydem, Salvator Rosa, Piranesi, Max Klinger) e oltre un migliaio di oggetti fra ricami e fasce ornamentali.
Il collezionista fiorentino non le manda a dire alla propria città quando rivendica di aver scelto Prato come casa per il suo vasto patrimonio. "Il Bargello avrebbe una bellissima collezione di tessuti ma si preferisce tenerli nelle ‘catacombe’. Del Museo del Tessuto ho sempre apprezzato le loro esposizioni per il livello di studio e approfondimento scientifico". Qui non si indugia: su il sipario su questa mostra che accoglie un corpus di 60 opere con la consulenza scientifica di Roberta Orsi Landini, lungo un percorso espositivo che attraversa quattro secoli di grande manifattura tessile (dal Quattrocento al Settecento).
Archiviata con successo la mostra sullo stilista Walter Albini -18mila presenze in otto mesi – il museo scalda così i motori per i festeggiamenti del 2025. "Un onore ricevere questa donazione in concomitanza con il nostro anniversario – sottolinea la presidente della Fondazione Museo del Tessuto Fabia Romagnoli – Un museo che è nato con una donazione, quella di Loriano Bertini, e che è cresciuto con altre donazioni nel corso degli anni". Visitabile da domani fino al 21 dicembre 2025, "Tesori di seta" contiene delle ‘chicche’ come un raro ricamo di manifattura eseguito con perline di corallo degno della più raffinata arte decorativa siciliana del Settecento, secolo ricco di sperimentazione artistica che rappresenta il fulcro dell’esposizione allestita a piano terra.
Spicca in mostra un tessuto damascato broccato filato in oro e argento della manifattura siciliana di fine Seicento che ha ispirato il manifesto della mostra. "Quello di Falletti è un collezionismo eclettico mosso da curiosità e voglia di conoscere la storia dei popoli che hanno realizzato questi manufatti", sottolinea la conservatrice Degl’Innocenti.
Non solo la mostra di Falletti per i cinquant’anni del museo. Il direttore Filippo Guarini anticipa che sarà valorizzata la figura del fondatore Bertini, colui che donò al Buzzi una collezione di 612 tessuti antichi, primo nucleo del museo oggi alla Campolmi. La sindaca Ilaria Bugetti intanto è al lavoro per mettere in collegamento gli anniversari di altre istituzioni culturali previsti nel 2025 (Politeama e Metastasio). "Pensiamo a una rete con una serie di eventi per dare visibilità a Prato ed esaltarne la bellezza, qualcosa di cui i pratesi in primis dovrebbero essere orgogliosi".
La storia del museo si nutre dell’amicizia profonda con il Buzzi attraverso l’associazione degli ex allievi a partire da professor Giuseppe Ponzecchi che alla fine degli anni Quaranta portò i suoi studenti a Roubaix dove s’innamorò dell’idea di creare una raccolta di stoffe antiche. Eredità raccolta dal figlio Carlo e oggi dal nipote Giuseppe Moretti, presidente dell’associazione ex allievi del Buzzi di cui il preside Alessandro Marinelli ha annunciato ieri l’acquisizione di un fondo del lanificio Cocci. "Allestiremo una piccola esposizione di campionario nell’ala della tessitura, diventando una piccola costola del Museo del Tessuto". Generosità nel Dna dei pratesi. Come ricorda Diana Toccafondi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, "il significato del dono accompagna la storia di Prato, a partire dalla figura di Francesco Datini".
Maria Lardara