CLAUDIA IOZZELLI
Cronaca

Natura e turismo. Dal Canada in Calvana per fotografare i cavalli. Gli ultimi studi sul branco

Arriverà a giugno la prima comitiva d’Oltreoceano. Divulgate le ultime ricerche portate avanti dal dipartimento di Unifi: sul massiccio sono state posizionate 40 fototrappole. La crescita della popolazione equina stimata in un 12% annuo.

A sinistra due bellissimi cavalli selvatici in Calvana A destra la veterinaria Agnese Santi, presidentessa dell’Associazione Salvaguardia e Sviluppo Calvana, mentre cura un cavallo

A sinistra due bellissimi cavalli selvatici in Calvana A destra la veterinaria Agnese Santi, presidentessa dell’Associazione Salvaguardia e Sviluppo Calvana, mentre cura un cavallo

Arriveranno, a giugno, addirittura dal Canada per fotografare i cavalli selvatici della Calvana: l’annuncio della prima comitiva d’Oltreoceano – dove di certo i cavalli allo stato brado non mancano – che approda in zona proprio attratta dalle meraviglie naturali del massiccio montuoso è stato dato venerdì sera dalla presidentessa dell’Associazione Salvaguardia e Sviluppo Calvana, la veterinaria Agnese Santi, in occasione della presentazione di un importante studio fatto dal dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze.

"Un’esperienza unica in Italia – ha detto Agnese Santi, spiegando i motivi che avevano portato alla nascita dell’associazione e allo studio fatto tramite fototrappole nel 2022 – proprio per il connubio fra animali e ambiente, quindi di grande interesse scientifico nonché turistico: i nostri cavalli rappresentano un’immensa risorsa".

In Italia esistono tre popolazioni di cavalli selvatici, quelli dell’altopiano della Giara, in Sardegna, quelli dell’Aveto e, appunto, quelli della Calvana, che vivono allo stato brado da circa 40 anni, fuggiti o abbandonati, tanto tempo fa, alla fine della civiltà contadina che caratterizzava il massiccio preappenninico.

Il doppio interesse per questa popolazione – con una stima di 83 individui suddivisi in numerosi branchi all’epoca dello studio, il 2022 – sta proprio nell’opportunità offerta dal pascolo dei cavalli nel mantenere le praterie sommitali, che altrimenti si richiuderebbero, ovvero a conservare l’habitat che ha portato i monti della Calvana ad essere inseriti fra le Aree Natura 2000 e quindi nelle Zone a Conservazione Speciale.

Lo studio, "Cavalli selvatici alle porte della città: approfondimenti ecologici e opportunità di reinserimento nella natura" è servito a capire l’ecologia degli esemplari della Calvana, che vivono vicino a un’area fortemente urbanizzata proprio sopra il tratto pratese - fiorentino della Piana, e quindi le interazioni, anche alimentari, con gli animali selvatici della zona e con la presenza umana.

"C’è la necessità – hanno spiegato i ricercatori – di continuare a studiare il fenomeno, soprattutto per quel che riguarda l’impatto che un’eventuale crescita della popolazione avrebbe sull’ambiente".

Crescita stimata in un 12 per cento annuo, secondo lo studio, realizzato posizionando 40 fototrappole su tutto il massiccio – che interessa i Comuni di Prato, Vaiano, Cantagallo, Barberino e Calenzano - fra maggio e luglio del 2022. Le conclusioni dello studio hanno portato a capire che animali selvatici e cavalli non si recano reciproco disturbo, neanche sulla competizione alimentare, e nemmeno la presenza umana – e dei tanti camminatori, soprattutto quelli della Via della Lana e della Seta molti dei quali hanno eletto il tratto calvanino come il più interessante fra le varie tappe – sembra arrecare noia ai cavalli.

Al di là della scienza e dei flussi turistici, c’è poi un lato emotivo che porta tanta gente ad amare l’area protetta: vuoi per secoli di storia in cui il cavallo ha vissuto e lavorato a braccetto con l’uomo, vuoi per la vita sociale dei branchi, che richiama un po’ la nostra, il cavallo è sempre stato sentito molto vicino.

E’ così che in tanti si sono affezionati alla storia di Gamba Torta – protagonista di un commovente documentario proiettato anche venerdì sera - cavallo con un arto fratturato almeno dal 2013, che, nonostante tutto, è riuscito ad arrivare a circa 18 anni, scomparendo a pochi mesi di distanza dalla dipartita del compagno inseparabile, Pietro, nel 2024. "Abbiamo messo dei libri di vetta alle croci – ha spiegato Agnese Santi – ed è stato impressionante leggere in quanti hanno parlato di lui, per la forza che il suo spirito di libertà e di resilienza ha rappresentato, come esempio da seguire, nella vita di molti. Non ce lo scorderemo e gli dedicheremo una statua sul monte Maggiore".

Claudia Iozzelli