
Nei ritratti la forza del sangue di cui sono fatti. Volti e particolari che raccontano non solo le persone, ma anche gli spazi e gli istanti in cui sono state raffigurate, i loro legami. E’ davvero una mostra da visitare quella che aprirà oggi al Museo di Palazzo Pretorio: Pietro Costa, ri.tràt.ti ˈpôrˌtrāts, a cura di Chiara Spangaro, presenta per la prima volta al pubblico una selezione di ritratti eseguiti dall’artista italoamericano tra il 2018 e il 2022. Fra questi anche la prima serie dei Family Portraits realizzati da Costa proprio qui: otto ritratti che attraversano tre generazioni della famiglia Gori, a partire dal patriarca Giuliano, storico collezionista e mecenate pratese. In mostra anche altre opere che raffigurano singoli e nuclei familiari, come quelli di Sandro e Gianni Veronesi, padre e figlio, e di altri cittadini, pratesi e non. I dipinti sono eseguiti con il sangue del soggetto ritratto che viene utilizzato come pigmento tra due fogli di mylar, un film di poliestere trasparente, flessibile ed eccezionalmente duraturo. Queste opere "trattengono" il carattere del committente insieme ai dati ambientali degli spazi in cui il lavoro èrealizzato. Dentro a quel ritratto è come se ci fosse tutto: il dentro, la condizione fisica e psicologica della persona in quel preciso istante, ed il fuori, il luogo dove l’opera viene realizzata, i profumi e le polveri che volano nell’aria, che rimangono intrappolate tra i due veli di mylar. Non solo il chi, quindi, ma anche il dove, come per "sconfiggere o annullare tempo, il decadimento e la gravità", scrive la curatrice Spangaro.
Le altre opere esposte sono state scelte perchérappresentano il senso di inclusione che sottende al concetto di comunità tanto caro all’artista: dalla sua famiglia, la madre Antonia e la nipote Ilaria (ritratta durante la gravidanza), ai giovani del Ghana che condividono l’esperienza della difficile fuga dal loro paese e rievocano il crearsi di una famiglia allargata nella vicinanza di vita.
"Perché il sangue è un elemento per me così fondamentale? Le mie origini e la mia educazione nel Sud Italia – dice Costa –, dove da piccolo facevo il chierichetto. Il mistero di San Gennaro a Napoli, la vita in famiglia a Sant’Arsenio, dove ogni gennaio assistevo all’uccisione del maiale che ci avrebbe nutrito per tutto l’anno... Il sangue parla di vita e di morte. Ma anche di persistenza della prima dopo la seconda: l’ovvio concetto della famiglia". L’artista si è trasfertito a New York con i suoi genitori e la sorella nel 1972, trapiantato a soli dodici anni nella metropoli americana dal borgo di Sant’Arsenio, in provincia di Salerno. Lì sua madre e suo padre lavoravano in campagna e allevavano animali, occupandosi dei figli e della casa. "Prima di allora non eravamo mai usciti dalla Campania – ricorda –. Siamo arrivati in nave a New York e tra i nostri bagagli portavamo anche un baule pieno di farina di grano. Non conoscendo la meta del nostro viaggio, i nostri genitori avevano preso con sé anche i prodotti della nostra terra".
A New York Costa ha conseguito un bachelor of fine arts presso The School of Visual Arts, un master of fine arts all’Hunter College e ha insegnato alla Parsons School of Design. Ha esposto negli Stati Uniti e in Italia, in sedi istituzionali e private, in mostre collettive e personali. Oggi a Palazzo Pretorio le sue opere creano un virtuale collegamento attraverso i secoli con i ritratti della collezione del museo, in parte esposti anche nel salone consiliare del Comune.
an. be.