![La rivolta dei santi maledetti del 1921 nel patrimonio della Lazzerini. Technique du coup d’état del ’31 alla Roncioniana: grazie all’impegno. dei Bibliofili pratesi e dell’Associazione Malaparte, pratese nel mondo. . La rivolta dei santi maledetti del 1921 nel patrimonio della Lazzerini. Technique du coup d’état del ’31 alla Roncioniana: grazie all’impegno. dei Bibliofili pratesi e dell’Associazione Malaparte, pratese nel mondo. .](https://www.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/MTE1OWEwYmMtNjIxMC00/0/nel-nome-di-curzio-le-rare-prime-edizioni-di-due-opere-simbolo-donate-alla-citta.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
La rivolta dei santi maledetti del 1921 nel patrimonio della Lazzerini. Technique du coup d’état del ’31 alla Roncioniana: grazie all’impegno. dei Bibliofili pratesi e dell’Associazione Malaparte, pratese nel mondo. .
Nel nome di Malaparte. Una significativa donazione è stata celebrata ieri in Lazzerini: l’associazione Curzio Malaparte pratese nel mondo e il Gruppo Bibliofili pratesi Aldo Petri hanno donato alla biblioteca una rarità libraria: la copia originale de La rivolta dei santi maledetti, esordio letterario di Malaparte, pubblicata a Prato nel 1921 dalla tipografia di Martino Martini. Il prezioso volume era comparso recentemente sul mercato librario: le due associazioni hanno lanciato una campagna di raccolta fondi, che è stata prontamente condivisa da pratesi e da studiosi stranieri, l’acquisto è stato perfezionato e ora il libro è patrimonio della città. E’ un’opera di grande importanza, anche se tra le meno conosciute di Curzio, per le singolari vicende editoriali che hanno accompagnato la sua storia. Nel 1921 Malaparte aveva infatti pubblicato a Prato il primo dei suoi libri ‘maledetti’ intitolato Viva Caporetto!, subito sequestrato per la sua carica sovversiva evidente fin dal titolo. Di questa edizione se ne conosce una sola copia al mondo, conservata alla Fondazione Gramsci di Roma. Subito dopo però lo scrittore aveva ripubblicato (con lo stesso editore pratese) due successive ristampe col titolo più edulcorato La rivolta dei santi maledetti. Inutilmente, perché erano state anch’esse sequestrate. In biblioteche italiane ne sono conservate non più di una decina di copie, più una a Lugano e un’altra a New York. "Questa donazione testimonia l’interesse e l’affetto della città per l’illustre scrittore che ha portato il nome di Prato nel mondo e che è oggetto di un continuo interesse da parte di studiosi delle principali università europee e americane", ha sottolineato Walter Bernardi, presidente dell’associazione Curzio Malaparte.
Ma l’iniziativa ha avuto un ulteriore sviluppo, inaspettato. Per ricordare Giancarlo Bottai, noto bibliofilo recentemente scomparso, la moglie Luciana e le figlie Benedetta, Chiara, Francesca e Valentina hanno deciso di donare alla città un altro libro originale e raro di Malaparte: Technique du coup d’état, pubblicato a Parigi nel 1931, la cui traduzione italiana fu vietata dal fascismo e vide la luce solo nel 1948. "È parso naturale, d’intesa con la famiglia, destinarlo alla Roncioniana, che conserva un importante fondo di opere prime malapartiane", ha spiegato Antonio Mauro, presidente del Gruppo bibliofili. "Sono doni preziosi per la città - ha detto la sindaca Ilaria Bugetti -. Ringrazio le due associazioni per quanto hanno fatto e continuano a fare con grande dedizione. Questo dimostra anche quanto la figura di Malaparte susciti grande interesse ed emozione, sentimenti che meritano di essere valorizzati".
Le due donazioni rappresentano il primo passo di un progetto più ambizioso. "Visto il successo della raccolta fondi – hanno annunciato Bernardi e Mauro – intendiamo impegnarci a far sì che, a breve, tutte le edizioni originali delle opere di Malaparte possano comparire nel catalogo delle biblioteche della città". Due in particolare le opere mancanti. La prima è Le bonhomme Lénine, prima edizione francese edita da Bernard Grasset nel 1932, pubblicata in italiano solo nel 1962 a Firenze da Vallecchi col titolo Lenin buonanima. Basato sui reportage scritti dall’Unione Sovietica da Malaparte quando era direttore della Stampa (incarico da cui fu sollevato nel ’31, prima di essere confinato a Lipari), è una biografia romanzata, in cui Lenin viene descritto come una sorta di "rivoluzionario in parrucca", un uomo di grande grigiore. L’altra è Vita di Pizzo di ferro detto Italo Balbo, pubblicata dalla Libreria del littorio nel 1931. Intanto, grazie all’associazione presieduta da Bernardi, a Prato sono già arrivate, non senza difficoltà, le traduzioni fatte in Cina di Kaputt e La pelle, i capolavori malapartiani.
Anna Beltrame