
Il presidente Bini Smaghi conta i frutti di 5 anni alla guida della Fondazione "Bisogna crederci, il risultato dell’impegno si inizia a vedere in modo evidente".
Per Lorenzo Bini Smaghi, presidente del CentroPecci per l’arte contemporanea dal 2019, è tempo di bilanci. Sia di quello del 2024, anno di crescita, che in generale del suo operato.
Sono trascorsi oltre 5 anni. Tracci un consuntivo.
"I primi anni sono sempre i più difficili, come è stato il caso di Palazzo Strozzi a Firenze venti anni fa. All’inizio ci sono grandi aspettative, molta impazienza da parte della cittadinanza. L’affermazione di un’istituzione culturale si basa su un lavoro lungo che richiede tempo e continuità. Da questo punto di vista, il sostegno che ci viene dato dal Comune e dalla Regione è fondamentale. I frutti del duro lavoro fatto in questi anni cominciano a vedersi in modo sempre più evidente. Con riconoscimenti o internazionali per le attività svolte in questi anni. Non è un caso che il direttore del Pecci, Stefano Collicelli Cagol, sia stato nominato miglior curatore del 2024 dalla rivista ArtsLife".
Il Pecci veniva da un decennio difficile e c’è stata la pandemia. La crescita che ora si registra è stata complicata?
"La Pandemia ha rimesso in discussione il percorso di tutte le istituzioni culturali, obbligandole a ripensare la loro missione, cosa che ha fatto anche il CentroPecci. Non c’è dubbio che l’offerta culturale sia cambiata notevolmente, indirizzandosi verso pubblici nuovi. C’è stata una grande risposta nei nostri confronti, non a caso siamo tornati su livelli di visitatori superiori al pre-covid e i dati dei primi mesi del 2025 continuano a mostrare una crescita".
I dati che emergono sono positivi: bilancio in attivo, più visitatori e quindi più biglietti venduti. È soddisfatto?
"Molto. L’equilibrio di bilancio è fondamentale. Ma l’aspetto più importante, che è un prerequisito rispetto ai numeri, è la qualità dell’offerta culturale. Le recensioni nazionali e internazionali alle mostre in questi anni sono la testimonianza più evidente del percorso intrapreso. L’obiettivo del CentroPecci è di essere un punto di riferimento dell’arte contemporanea in Italia e in Europa. Siamo in linea con quell’obiettivo".
Un dato importante è quello dei ricavi dagli ingressi alle mostre, aumentati del 71%. Come è stato possibile?
"L’incremento del 71% di vendite dei biglietti è dovuto all’aumento dei visitatori paganti. È il frutto di una strategia pluriennale, che deriva dallo sforzo crescente nella comunicazione delle mostre. Con la riapertura della biblioteca questo autunno e la fine dei lavori per l’arena esterna e il suo piazzale anche il numero di visitatori che frequentano il centro crescerà in modo esponenziale, come ci ha dimostrato quest’anno il cinema con la sua programmazione. Ci prepariamo anche ad ospitare di nuovo eventi musicali pensati per un largo pubblico".
E sono aumentati anche i finanziamenti privati.
"Questo è il merito del direttore Cagol, che con il Cda ha tessuto nuove relazioni con le aziende del territorio ma anche con realtà nazionali che credono nel nostro progetto. Abbiamo come obbiettivo di incrementare questi finanziamenti, spiegando alle aziende i vantaggi che possono trarre dall’interazione con il CentroPecci, non solo dal punto di vista della loro immagine ma anche per la crescita dei loro dipendenti".
Come commenta l’incremento del patrimonio netto della Fondazione?
"In 5 anni il patrimonio è aumentato di 1,6 milioni di euro (da 2,3 a 3,9 milioni). Questo è un motivo di orgoglio per la Fondazione, per i soci e per la cittadinanza. È un segnale di sana e prudente gestione ma anche di capacità di investimento nel patrimonio artistico".
Molte opere sono state acquisite nell’’ultimo triennio.
"Sono opere di artisti giovani, come Jacopo Benassi, Riccardo Benassi, Sylvano Bussotti, Adelaide Cioni, Chiara Camoni, Armin Linke, Lina Pallotta, Hervé Guibert, Timoteus Anggawan Kusno, che si rivaluteranno negli anni. Questa è la funzione del Centro Pecci, di scoprire artisti che rimarranno nella storia dell’arte. Basta andare a visitare la parte della collezione permanente che è esposta nel museo per verificare non solo la solidità del patrimonio ma anche la funzione premonitrice dell’attività espositiva del Pecci. Ad esempio, l’opera di Anish Kapoor che è all’inizio dell’esposizione era stata in mostra quasi 30 anni fa a Prato".
È in arrivo un gradito ritorno.
"Sì con la prossima mostra XXL si celebra anche il ritorno di Prato’88, la grande opera di Mauro Staccioli che verrà riallestita nell’area limitrofa del Pecci".
Elena Duranti