Prato, 19 dicembre 2023 – Ultimi giorni di attività a Prato per la storica sede Cisl di via Pallacorda. Il 22 dicembre prossimo, le stanze dove, nel corso di oltre 30 anni, sono passati migliaia di lavoratori, pensionati e cittadini, chiuderanno per trasferire quei servizi in una nuova sede. In un’ottica di potenziamento, la Cisl rafforza la propria presenza a Prato: dall’8 gennaio aprirà infatti una nuova sede, più accessibile e funzionale: 600 metri quadrati, completamente ristrutturati, con locali tutti al piano terra. Le due settimane tra Santo Stefano e l’Epifania serviranno per il trasloco nella nuova ‘casa’, al 282 di viale Montegrappa.
La sede, aperta da lunedì a venerdì con orario continuato 9-18,30, ospiterà tutte le categorie della Cisl, dei vari settori lavorativi, i pensionati e ovviamente i moltissimi servizi messi a disposizione di iscritti e cittadini dal Caf e dal patronato Inas. Il numero telefonico resta lo stesso: 0574-6991.
“L’8 gennaio -dice il segretario generale Cisl Firenze-Prato, Fabio Franchi - consegneremo alla città e alla comunità pratese un nuovo spazio, pensato e disegnato per rendere la nostra Cisl più vicina, più accessibile e più accogliente ai tanti bisogni e alle tante domande che i cittadini di Prato e dell’intera provincia ci rivolgono quotidianamente. Le sedi sindacali da sempre sono un punto di riferimento, di accoglienza e di ascolto, il luogo privilegiato dove esercitare la vera prossimità; è con questa consapevolezza che un anno fa abbiamo deciso, convintamente, di procedere a questo importante investimento economico”.
“L’ultimo rapporto del Censis - continua il segretario - disegna un’Italia che non vuole prendere atto dei cambiamenti innanzi a noi: processi economici e sociali che sembrano volutamente rimossi dall’agenda politica e collettiva del paese. Nel 2050 l’Italia avrà quasi 8 milioni di persone in meno in età lavorativa, 36.000 giovani nell’ultimo anno sono andati a lavorare all’estero, mentre prende sempre più campo una società individualista e egoista. Ecco perché la nostra scelta va nella direzione opposta: presidiare e vivere i luoghi della comunità, provando a non essere ciechi ma attori protagonisti del cambiamento”.