Obiettivo Dmo, tavolo in Comune. Confesercenti lancia Chinatown: "Copiare da Milano: sia una risorsa"

Bonfanti: "Peculiarità tutta nostra. Può diventare valore aggiunto. Serve dialogo anche con la comunità" . Strategie per il turismo: domani l’incontro dell’amministrazione comunale con le associazioni di categoria. .

Obiettivo Dmo, tavolo in Comune. Confesercenti lancia Chinatown: "Copiare da Milano: sia una risorsa"

Un momento del capodanno cinese: la sfilata del dragone, i costumi tipici, una grande festa che sa richiamare turisti (Attalmi)

La Dmo (Destination management organization) come strategia per spingere il turismo è nell’agenda dell’amministrazione Comunale e il tema sarà al centro di un incontro fissato per le 9 in Comune quando è in programma un confronto con le associazioni di categoria. Rispetto al passato servirà un cambio di passo: lo aveva detto anche l’assessora Chiara Bartalini in un’intervista a La Nazione. "La Dmo è nel programma che questa amministrazione comunale si è data. Richiede una strategia ancora più imprenditoriale. La precedente giunta ha gettato le basi per arrivare a questo obiettivo attraverso un protocollo con le categorie economiche. Ora si tratta di riprendere in mano tutto e procedere per step consapevoli che è necessario un cambio di visione. Non basta fare la Dmo, bisogna essere Dmo".

Bisogna esserci i primi a crederci, aveva detto l’assessora. Cambiando anche qualche abitudine, vedi la quasi totalità dei ristoranti chiusi ad agosto. Va un po’ in questa direzione – "essere i primi a crederci" – anche la riflessione di Stefano Bonfanti, presidente provinciale Confesercenti Prato. Tra le potenzialità del territorio Bonfanti ci mette anche Chinatown. Perché non trasformare quest’angolo di Prato in risorsa? "Dobbiamo partire dal presupposto che la Chinatown pratese debba diventare valore aggiunto per il turismo e la città di Prato. Guardiamo a Milano, dove Chinatown è vicina al centro storico, ha una storia importante e ha goduto di un investimento da parte del Comune. Non vedo perché anche noi non possiamo lavorare in quella direzione".

Tutto bello. Ma come si può fare? "La ricetta non ce l’ha nessuno, se non mettersi a un tavolo, referenti della comunità cinese, amministrazione e commercio. Va studiata la strategia. Il faro deve essere ovviamente l’amministrazione. Ma pensiamo al Capodanno cinese, le sfilate colorate, il dragone. C’erano tanti turisti, eppure molti ristoranti a Prato erano chiusi, perché l’evento non era stato comunicato. Questo è un segnale che non c’era abbastanza attenzione su quella parte di città", continua Bonfanti, reduce dalla visita alla "Città del vapore" a Chinatown, uno spazio culturale e di aggregazione nato dalla riconversione degli spazi dell’ex industria di tram e veicoli su rotaie. "Oggi il mondo corre veloce – osserva Bonfanti – non dobbiamo aver paura di fondere le due culture. Servirà anche ad allentare questa morsa di ‘ghettizzazione’, di isolamento che può vivere la comunità cinese. Io lo valuto un percorso interessante. Dbbiamo pensare che c’è una ricchezza nella differenza. Proviamo a fare noi il primo passo". Certo, la base è che si remi dalla stessa parte – ossia che la comunità si impegni in un percorso condiviso – altrimenti il dialogo finisce per diventare monologo. E le opportunità restano sospese, in bilico tra i sogni e le ambizioni.

Maristella Carbonin