LUIGI CAROPPO
Cronaca

Ogni incidente è un peccato capitale

Caroppo Finisce un anno carico di morti sul lavoro. Incidenti, sdegno, scioperi. Le famiglie colpite restano senza la vita che se...

L'esplosione nel deposito Eni di Calenzano (Foto Germogli)

L'esplosione nel deposito Eni di Calenzano (Foto Germogli)

Firenze, 14 dicembre 2024 – Finisce un anno carico di morti sul lavoro. Incidenti, sdegno, scioperi. Le famiglie colpite restano senza la vita che se ne va. Spesso i figli crescono senza un genitore e si portano quel peso per sempre. La giustizia, con i suoi tempi, prolunga l’attesa di verità in una straziante speranza che la memoria dilaniata sia compensata da una sentenza adeguata; la legislazione, laddove trova un impegno comune, non riesce ad incidere efficacemente (patente a punti o non patente a punti). Si aspettano ancora gli ispettori del lavoro, gli esempi virtuosi di aziende che fanno della sicurezza il loro biglietto da visita sono limitati. Resta inascoltato il diritto di tornare a casa, ad abbracciare la famiglia, a raccontare come è andata la giornata, a condividere piccole gioie e grandi problemi. Ci sono ragazzi che passeranno il Natale senza il babbo, ci sono mogli che non hanno più il compagno, ci sono amici orfani e colleghi di lavoro smarriti. Ricordiamocelo tutti. Istituzioni, politici, imprenditori, grandi gruppi industriali, sindacati, associazioni di categoria. Nessuno escluso, tutti coinvolti. E responsabilizzati perché la sicurezza sul lavoro è patrimonio collettivo di un Paese che vuole avere nei diritti le radici per il futuro. L’altro giorno un sindacalista esperto, Fabio Franchi della Cisl ha detto al nostro giornale: "Non possiamo derubricare a fatalità ciò che è successo. Qualcosa di certo non è stato rispettato. Dietro ogni incidente c’è un peccato: un mancato investimento aziendale, una procedura non rispettata, una violazione delle norme, una volontà di accorciare i tempi di lavoro per aumentare il profitto; e se tutto ciò avviene in contesti dove si ricorre ad appalti e sub appalti, lavoro autonomo, precario, dove ci sono interferenze tra lavoratori interni ed esterni, i rischi aumentano, se alla base non c’è l’assoluta priorità al lavoratore". C’è sempre un peccato, dice, un peccato capitale.