Prato, 1 marzo 2025 – Ha confermato tutto quello che aveva confessato subito dopo il delitto. E’ apparso tranquillo e lucido. Ha ripetuto per filo e per segno delle dieci coltellate inferte alla mamma il lunedì pomeriggio. Ha detto dell’agonia che la donna, Anna Viliani, 60 anni, ha dovuto sopportare prima di morire.
Le coltellate inferte dal figlio, 22 anni, sordo e con un grave deficit cognitivo, infatti, non hanno colpito punti vitali tanto che la donna è morta undici ore dopo. Poi ha riferito dell’incendio appiccato all’alba (quando era sicuro che la mamma fosse morta) in più punti della casa, in via Toccafondi a Montepiano, con un accendino.
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“Non volevo più tornare in quella casa. Ho fatto una borsa perché pensavo di andarmene”, ha confessato il giovane, assistito dall’avvocato Roberta Roviello, di fronte al gip Marco Malerba, al procuratore Luca Tescaroli e al pm Laura Canovai, nell’interrogatorio di garanzia. Non un passo indietro rispetto alla prima confessione, non un segnale di pentimento nelle sue parole. Fra l’altro, durante le operazioni di bonifica nella villetta dell’orrore, i vigili del fuoco hanno trovato un gatto carbonizzato. Un particolare che potrebbe costare al giovane anche l’accusa di uccisione di animale.
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La procura ha chiesto la convalida dell’arresto, con l’accusa di omicidio volontario, e la detenzione in un ospedale psichiatrico. L’avvocato Roviello in una rsa. Il gip ha disposto la custodia in una Rems (struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali) non appena il reparto di psichiatria dell’ospedale autorizzerà il trasferimento.
Il giovane, che viveva solo nella villetta a schiera di via Toccafondi con la mamma, ha fornito anche un movente per tutto quello che ha fatto. “Mi picchiavano, tanto. Il babbo mi ha rotto l’apparecchio acustico quattro volte”, ha raccontato agli inquirenti spiegando di essere stato “recluso” in casa per in questo ultimo anno, da quando aveva finito la scuola.
Non è chiaro se lo avesse fatto per sua scelta o per volere della madre. I maltrattamenti sarebbero stati confermati dai medici che negli anni hanno avuto in cura il giovane.
Il ragazzo ha dichiarato candidamente che dopo aver ucciso la madre avrebbe voluto fare lo stesso con il padre, il fratello, la fidanzata del fratello e uno zio. Tutti i componenti della famiglia, secondo il suo racconto, lo avrebbero picchiato, maltrattato, deriso fin da quando era piccolo. Accuse ben precise e circostanziate tanto che la procura ha aperto un fascicolo per maltrattamenti in famiglia (reato per il quale si procede di ufficio).
Il ragazzo, sordo dalla nascita, riesce a sentire grazie a un apparecchio acustico. Parla a stento ma in maniera sufficiente per farsi capire. Un ragazzo considerato difficile che negli ultimi tempi aveva manifestato segni di violenza.
Nell’agosto scorso, come ricostruito dagli investigatori, aveva preso per i capelli la madre e l’aveva trascinata. A novembre un nuovo scatto d’ira che lo aveva portato in ospedale, sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio (tso).
Era stato ricoverato al Santo Stefano, nel reparto di psichiatria, per qualche giorno poi era stato dimesso con la prescrizione di una cura medica che il giovane stesso ha sostenuto di non aver mai seguito perché “non ne aveva bisogno”. La situazione era conosciuta dai servizi sociali del Comune di Vernio e la famiglia era seguita.
La vittima, Anna Viliani, faceva le pulizie saltuariamente, sbarcava il lunario come poteva ed era rimasta sola a prendersi cura di quel figlio difficile. Il padre era stato allontanato qualche tempo fa dalla casa. Il ragazzo ha raccontato di essere stato lui stesso a mandarlo via. Dinamiche familiari complesse e disagiate che dovranno essere chiarite dalle indagini.