Prato, 10 ottobre 2024 – La strada è stretta tra due ali di capannoni, frazionati in piccole unità produttive e pronto moda a conduzione cinese, tra sacchi neri di scarti tessili e un’auto abbandonata da tempo (ma con la targa). Il presidio del Sudd Cobas e degli operai pachistani in sciopero da domenica è all’imbocco della via, a poche decine di metri dal portone di ingresso della pelletteria Lin Weidong, confezione di borse e cinture, in via Galileo Galilei a Seano.
E’ lì che all’una e 40 della scorsa notte è scattata l’imboscata a quattro manifestanti, che chiedono la regolarizzazione del lavoro con contratti di 8 ore per 5 giorni, in uno dei cinque picchetti dello strike day, la nuova forma di protesta del Sudd Cobas, per la difesa dei diritti dei lavoratori e il contrasto allo sfruttamento nelle microaziende.
“Eravamo attorno al fuoco – racconta Luca Toscano, coordinatore del sindacato – con poca luce perché qui non c’è un lampione. All’improvviso abbiamo visto 4/5 persone persone sbucare dal buio. Uno di loro è anche caduto a terra, forse perché è saltato dalla recinzione della fabbrica confinante. Hanno gridato ’fermi tutti, polizia’ per poi avventarsi su di noi armati di spranghe di ferro”. Toscano e gli altri tre manifestanti del presidio (altri due stavano dormendo nelle tende) si sono difesi come possibile con sedie e altri oggetti a portata di mano.
“Sono caduto a terra. Mi hanno colpito alla testa, alla schiena e ad una gamba – prosegue – Altri sono stati picchiati sulla testa. L’aggressione vigliacca è durata qualche minuto”. Minuti senza tempo, interrotti dall’arrivo degli altri due manifestanti che stavano dormendo. “Quando la banda si è allontanata nella parte buia della strada, verso il fiume, ci hanno minacciato dicendo che ’la prossima volta vi spariamo’. Erano sicuramente italiani e locali, senza accenti stranieri. I volti erano travisati male con cappucci delle felpe, cappellini e maglie tirate fino a metà della faccia. Ci sono delle telecamere che speriamo possano dare qualche informazione in più alle forze dell’ordine. E’ la prima volta che un nostro picchetto viene aggredito da italiani”.
Infatti, è successo in passato che i presidi davanti alle fabbriche a conduzione cinese siano stati presi d’assalto, ma da forze interne alle aziende stesse. Una aggressione, quella di Seano, che arriva dopo che “martedì pomeriggio l’avvocato della pelletteria ha detto che la proprietà non ha alcuna intenzione di portare avanti un’interlocuzione con noi. Come invece è accaduto con le altre aziende, la tessitura Sofia, la stireria Tang e la fabbrica Zipper di Seano che hanno firmato l’accordo 8x5”. Alla pelletteria, fa sapere il coordinatore, “lavorano 4 operai part-time fasulli che ora sono in sciopero. L’azienda oggi è chiusa”. E’ la tarda mattina di mercoledì quando Toscano e gli altri tre manifestanti picchiati sono tornati in via Galilei, dopo le cure in pronto soccorso. Intanto Valerio Fabiani, consigliere di Eugenio Giani per lavoro e crisi aziendali, ha scritto alla prefetta Michela Savina La Iacona invitandola a “presidiare la situazione sul territorio a favore di un controllo di osservanza di norme e obblighi. Deve essere tutelata la mobilitazione sindacale e i lavoratori debbano essere messi in condizione di esercitare il proprio diritto costituzionale di sciopero in piena sicurezza”.
Ieri mattina troviamo pattuglie dell’Arma, della polizia e della guardia di finanza a pochi metri dalle tende. Arrivano anche rappresentanti del Collettivo di fabbrica della Gkn. “Siamo qui per portare la nostra solidarietà”, dice Alessandro che col suo tamburo accompagna il grido della protesta ’Tocca uno, tocca tutti. Lotta dura senza paura’. Una lotta che prosegue con un appello di Sudd Cobas, invitando alla manifestazione antimafia domenica 13 ottobre alle 17.30 a Seano”.
Sara Bessi