REDAZIONE PRATO

Operai come schiavi in fabbrica. La denuncia dopo il video su Tik Tok: "Non assumete mai questo cinese"

L’orientale fu licenziato in tronco dalla ditta e tentò di riscuotere senza successo l’ultimo stipendio. L’ex titolare girò un video mentre veniva portato via dalla polizia e lo pubblicò sul noto social network. .

Operai come schiavi in fabbrica. La denuncia dopo il video su Tik Tok: "Non assumete mai questo cinese"

La Guardia di finanza all’interno di una delle due confezioni finite al centro dell’inchiesta della procura per sfruttamento

"Non assumete mai questo quest’uomo". L’immagine del video che circolava sul noto social network, Tik Tok, ritraeva un cinese che veniva portato via dalla polizia all’esterno di una ditta a Prato. E’ lo stesso cinese che, poi, si è rivolto alla Cgil denunciando il grave stato di sfruttamento a cui era sottoposto nella confezione gestita da un suo connazionale nella zona dell’ex Ippodromo. La denuncia dell’operaio cinese, 40 anni, ha messo in moto l’inchiesta della procura nel 2022 portando all’arresto di due orientali, Hu Lidang, 43 anni, e Zhou Qiue, 56, gestori occulti delle confezioni, per sfruttamento della manodopera, anche clandestina. Per altri due cinesi, parenti dei titolari, è scattato il divieto di dimora a Prato.

Secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, il cinese è arrivato in Italia, e quindi a Prato, nel 2018, passando per la Russia e pagando la cifra di 7.000 euro. Un pacchetto completo, comprensivo del visto per i primi mesi di permanenza in Italia. L’uomo ha lasciato moglie e figli in Cina. Il lavoro nelle fabbriche tessili dei connazionali a Prato gli consentiva di inviare il denaro a casa: oltre allo stipendio infatti ha sempre avuto garantito vitto e alloggio. Nel febbraio del 2022, l’uomo comincia a lavorare per una delle due ditte finite nel mirino degli investigatori. La paga è di 1.300 euro, il lavoro disumano: 13 ore al giorno, sette su sette, senza riposi, ferie, malattie o contributi. L’inchiesta ha anche accertato che i cinesi lavoravano a cottimo realizzando migliaia di abiti al giorno che poi venivano rivenduti alla modesta cifra di 13 centesimi l’uno. Da un giorno all’altro, però, il cinese fu licenziato e cacciato dalla confezione senza il pagamento dell’ultimo stipendio. Siamo nel luglio del 2022. L’orientale provò a chiedere quanto dovuto, ma esasperato dalla resistenza del titolare, si presentò fuori dalla ditta con un coltello con il quale minacciò il proprietario. Il titolare chiese l’intervento della polizia e filmò l’ex dipendente mentre veniva portato via dagli agenti. Poi postò un video su "Tik Tok" scrivendo: "Non assumete mai quest’uomo". Un modo per fargli terra bruciata intorno. A quel punto l’operaio decise di sporgere denuncia recandosi al sindacato.

Il quadro emerso dall’inchiesta della procura ha poi confermato le accuse. Durante le indagini sono stati sentiti alcuni colleghi dell’uomo: nessuno ha confermato, solo un pachistano che lavorava per la stessa ditta. Il cinese ha spiegato che il titolare gli aveva detto come comportarsi in caso di arrivo delle forze dell’ordine: scappare dal retro, non portarsi mai dietro i documenti per non essere identificati. Il cinese, in seguito alla denuncia, è entrato in un programma di tutela che gli ha concesso di prendere il permesso di soggiorno e regolarizzare la sua posizione. Se ora riuscirà a trovare lavoro è tutto da vedere.

Laura Natoli