Arriva un’altro vittoria per il sindacato del Sudd Cobas e per i lavoratori (quasi tutti stranieri) che da anni si battono per vedere riconosciuti i propri diritti. Questa volta è la Corte di Appello di Firenze a confermare la sentenza di primo grado per il totale reintegro al lavoro di altri cinque operai della Iron&Logistics, stireria a conduzione cinese che prima aveva la sede in via Ciulli a Prato e ora si è spostata a Montale, al centro di una dura vertenza sindacale. Quando la stireria aveva sede a Prato furono licenziati ben 20 lavoratori che avevano aderito allo sciopero promosso dal Sudd Cobas (all’epoca Sì Cobas) nel 2022. "In questi due anni sono state risolte le posizioni di 15 lavoratori, con una doppia sentenza di reintegro al lavoro – spiega l’avvocato Lorenzo Nannipieri che li ha assistiti – Per uno di loro la causa è ancora in corso mentre altri quattro avevano trovato un accordo con la proprietà che però non è ancora stato onorato". Secondo quanto riferito dal legale i gestori della stireria sono stati condannati a pagare le spese di reintegro per circa 600.000 euro oltre a quelle legali. "L’azienda ha dichiarato un utile a riserva nel luglio di quest’anno di circa 600.000 euro ma a ora i soldi non ci sono – aggiunge l’avvocato – Non solo, a Montale stanno smantellando l’azienda. La giustizia ha fatto il suo corso e lo ha fatto bene nonostante i legali dell’azienda abbiano sostenuto che c’è stato un calo delle commesse a causa degli scioperi".
"La nuova vittoria in tribunale – dice Luca Toscano del Sudd Cobas – arriva mentre i lavoratori della Iron&Logistics hanno passato le ultime due notti in fabbrica a presidio dei macchinari. È iniziata lunedì l’assemblea permanente per opporsi allo smantellamento della fabbrica".
Toscano ricorda come la sentenza della Corte di Appello segue di pochi giorni quella emessa dal tribunale del lavoro di Prato sul caso Texprint dove fu organizzato il primo picchetto del sindacato a Prato.
"Iron&Logistics deve rispettare la sentenza – aggiunge Toscano – e risarcire i lavoratori che furono ingiustamente licenziati due anni fa. E non solo. Altri lavoratori e lavoratrici aspettano ancora il pagamento di molte buste paga oltre a un totale di circa 40mila euro di assegni familiari trattenuti indebitamente dall’azienda senza corrisponderli ai dipendenti. Chiediamo alle istituzioni di intervenire affinché all’azienda non sia permesso di smantellare una fabbrica e di scappare piena di debiti verso lavoratori e lavoratrici".
Laura Natoli