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Donna rischia di morire: riuscito intervento rarissimo a Prato, tre casi al mondo

L’operazione all’ospedale Santo Stefano

Una sala operatoria

Prato, 7 settembre 2023 – I chirurghi hanno salvato la vita a una donna che rischiava di morire. Accade all’ospedale Santo Stefano. Un intervento rarissimo, con tre casi solo al mondo. Si tratta di un’operazione per fistola duodeno-cavale (vena cava). L’intervento, perfettamente riuscito, sarà presentato in occasione del congresso nazionale Acoi, in programma a Roma dal 10 al 13 settembre.

Un’operazione svolta a quattro mani dal direttore della Chirurgia di Prato, dottor Stefano Cantafio, insieme al direttore del Dipartimento specialistiche chirurgiche dell'Asl Toscana centro, dottor Stefano Michelagnoli.

Un quadro clinico ad elevatissimo rischio di vita, quello presentato nel caso di Donatella, questo il nome della signora, determinato dalla comparsa di una comunicazione tra duodeno e vena cava di cui sono stati descritti in letteratura negli ultimi 50 anni solo 56 casi in tutto il mondo, di questi solo tre con le caratteristiche del caso trattato a Prato, che risulta essere l'unico operato con successo.

«Ma quella che vogliamo raccontare - sottolinea l'Asl - è una storia che coinvolge tutta l'equipe dell'ospedale Santo Stefano di Prato, in particolare gli infettivologi, rianimatori, anestesisti e tutto il team dell'area della radiodiagnostica, coordinati dal dottor Dante Mondanelli della Direzione sanitaria ospedaliera».

L'Asl spiega anche che «la situazione della paziente era delicatissima ed il team ospedaliero è riuscito a far sì che la signora riuscisse a superare il 'periodo finestra’, si stabilizzasse e potesse affrontare il delicato intervento su una patologia rara come quella che era stata individuata. Il rischio dell'intervento era così alto che ogni giorno era un giorno guadagnato e l'importantissimo lavoro di squadra ha permesso di allontanarsi il più possibile dalla fase ad alto rischio. Un plauso va però soprattutto a Donatella, donna forte e determinata, che ha sempre creduto nell'operato dei medici, così come a suo marito e suo figlio per la pazienza e collaborazione, divenendo così anche loro parte della buona riuscita dell'intero percorso di presa in carico e dell'operazione».