Prato, 7 maggio 2021 - "Prima del Covid ho assunto tre giovani, uno da apprendista. Che posso dire? Che ci vuol tempo per insegnare e per imparare un mestiere". Andrea Belli, imprenditore che a 71 anni continua ad alzarsi prima delle 4 per tirare su il bandone della sua azienda, ne ha visti di giovani tentare la strada del tessile. Titolare dell’"Orditura Gt 2000", è stato colpito dalla vicenda di Luana. Una tragedia che "rende tutti sconfitti", precisa Belli. Ma dopo il dolore subentra la riflessione. Una morte che ha aperto una serie di interrogativi, molti legati ai temi della formazione. Per capire è utile partire dai numeri: "Oggi non ci sono più frotte di ragazzi pronti a diventare operai tessili, è innegabile" dice. "Il percorso di avvicinamento al mestiere di orditore è lento. Non si impara da un giorno ad un altro: l’orditoio, fra i tanti, è uno tra i macchinari meno pericolosi. Prima di arrivare a comandarlo in autonomia passano anni" aggiunge l’imprenditore, che ha iniziato a lavorare adolescente imparando dai più anziani, quando la tecnologia non era arrivata a fare da argine agli infortuni. La generazione dei pensionati tessili di oggi porta i segni sul corpo: arti mancanti, braccia offese e falangi mozzate.
Nel 2021 non è più così e gli infortuni si sono ridotti, ma si continua a morire in fabbrica. "I giovani iniziano imparando il dai primi gesti, i più ripetitivi. Ogni apprendista deve essere affidato ad un tutor che gli insegna cosa e come farlo, passo dopo passo. Prima si parte con le fasi meno pericolose e poi via via con le lavorazioni più delicate" spiega Belli. "E’ un percorso in progressione, ogni giorno l’operaio impara qualcosa. Per comandare da soli un orditoio possono servire anni e nel momento in cui un ragazzo è pronto può lasciare lo status di apprendista per diventare operaio tessile. È così che dovrebbe essere. Non c’è una scadenza netta, un ragazzo si può formare in un anno mentre altri hanno bisogno di più tempo". C’è da mettere in conto anni di impegno e sacrificio, il distretto fatica a trovare operai specializzati e le prospettive non sono così allettanti: "Ai giovani dobbiamo insegnare ad alzarsi ogni mattina alle 6. Io da 40 anni mi sveglio alle 3.45".